Il Comitato del No al referendum sulla Statutaria organizza un convegno sullo Statuto per chiarire il concetto unionista di sovranità. “Non può essere intesa – dicono gli organizzatori – in senso ottocentesco come potestà suprema ma come potere popolare diffuso secondo la distribuzione delle potestà pubbliche disposte dalla Carta costituzionale”.
Siamo abituati a questo genere di speculazioni e artifici retorici da parte della classe politica unionista sempre protesa ad annacquare e indebolire concetti di per sé chiarissimi e intrisi di senso indipendentista: abbiamo ripetutamente visto il Sardismo lanciarsi in proclami indipendentisti per poi frustrarne il senso in un àmbito autonomista o federale italiano, abbiamo visto tutti i partiti italiani in Sardegna ammantarsi di quel sardismo confermandone la sterilità e l’anti-indipendentismo, abbiamo addirittura visto la destra e l’estrema sinistra italiane in Sardegna parlare con disinvoltura di “nazione sarda” pur rappresentando la fase più estrema del nazionalismo italiano o pur facendo parte di Governi italiani. E come non ricordare il nuovo concetto sardista di “non dipendentismo”? Insomma, chi più ne ha più ne metta, al primo punto dell’agenda politica unionista c’è, comprensibilmente, il creare fumo sul concetto di indipendentismo. Di per sé troppo chiaro ed accattivante.
Ma c’è di più. L’altra arma dell’unionismo sono gli stereotipi, concetti ad effetto, demagogici e ad alta presa sull’opinione pubblica: “La nascita dell’Unione europea – continuano gli organizzatori – costringe a ripensare la stessa sovranità statuale e la rappresentanza nella Comunità europea non solo degli Stati, ma anche dei popoli, che non hanno storicamente raggiunto quella dimensione”. Da indipendentisti non possiamo non rispondere con un apparente paradosso: se va ripensata la sovranità in virtù della presenza dell’UE, perché gli Stati non rinunciano alla loro indipendenza? Perché l’Italia non chiede di diventare un dipartimento francese o un land tedesco?
iRS esiste per arginare le operazioni di mistificazione politica e gli snaturamenti del senso profondo del lessico indipendentista: sovranità, autodeterminazione, indipendenza, repubblica sarda.
iRS esiste per tenere il timone fermo verso l’indipendenza nazionale del popolo sardo e per diffondere un indipendentismo moderno e progressista, aperto, plurale e connesso al mondo. Insomma tutto fuorché qualcosa di ottocentesco, definizione che piuttosto si addice agli Stati già esistenti e già indipendenti.
iRS esiste, a fianco degli indipendentisti che governano nazioni come Scozia, Catalogna, Paesi Baschi o Quebec, per importare in Sardegna e per esportare nel mondo i processi virtuosi e le dinamiche di libertà nazionale e giustizia sociale che caratterizzano le battaglie politiche più avanzate e moderne a livello planetario.
Franciscu Pala
Esecutivo Nazionale iRS
18/12/2007
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Isgàrrica s’artìculu: 2007-12-18 – Statuto. Fumogeni unionisti
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