Settembre è arrivato. Non ce ne accorgiamo tanto dal meteo, quanto dalla ripresa dei bombardamenti nei poligoni militari da parte delle forze armate italiane. Incuranti delle più svariate forme di protesta dei cittadini, delle associazioni e delle amministrazioni locali e del parere del Comipar ricominciano a giocare alla guerra nella nostra terra.
Nulla di nuovo quindi, se non fosse che per l’ennesima volta ci troviamo a commentare un incidente che fortunatamente non ha causato feriti e che, grazie al pronto intervento della Forestale, ha limitato i danni su un territorio ormai maltrattato da decenni. L’incendio divampato a Capo Frasca, definito un piccolo focolaio dal Ministero della Difesa, è stato provocato dal bombardamento di aerei da guerra tedeschi: 25 ettari sono andati distrutti.
I responsabili del poligono si sono mostrati come sempre ostili a qualsiasi forma di collaborazione sminuendo l’accaduto, costringendo le squadre antincendio ad intervenire via terra con la consapevolezza dell’alto rischio dovuto agli ordigni inesplosi ed alle sostanze nocive che facilmente si liberano nell’aria venendo a contatto con le fiamme. Ed il rischio si è manifestato fin da subito con esplosioni di ordigni inesplosi a cinquanta metri dai mezzi delle squadre antincendio, che hanno costretto la Forestale a proseguire l’operazione per diverse ore per via aerea. E’ stato di fatto impedito alla Regione di difendere il proprio territorio nella maniera più efficiente possibile.
In pratica sarebbe come se un piromane venisse scoperto mentre sta bruciando 25 ettari. Nel momento in cui arrivano i soccorsi è lui stesso ad impedire l’intervento e invece che essere arrestato in flagranza di reato e condannato a risarcire i danni, viene aperta con lui una trattativa per verificare se è lui il colpevole.
In questo caso il piromane è l’aviazione tedesca appoggiata dallo Stato italian5o.
Per lo Stato italiano non bastano i danni ambientali, non bastano le malattie, le morti dei soldati e dei cittadini nelle aree prossime ai poligoni, non bastano i danni economici che hanno messo in ginocchio le comunità locali, non bastano le fughe dei turisti che si ritrovano nel bel mezzo dei raid aerei dell’aviazione tedesca.
La Regione Sardegna in questo caso ha due opzoni: o subire passivamente le decisioni dello stato italiano e quindi sancire che i Sardi non possono decidere sul proprio territorio, oppure adoperarsi attraverso tutti i canali possibili per fermare le esercitazioni militari. Il positivo atto del Presidente Pigliaru di non firmare il protocollo d’intesa durante la Conferenza italiana sulle Servitù militari è il primo passo di una più vasta negoziazione che deve per forza di cose portare ad uno smantellamento dell’apparato militare italiano in Sardegna. E’ arrivato il momento di istituire il tavolo bilaterale tra Sardegna e stato italiano, annunciato dal ministro Pinotti proprio in quella occasione.
iRS ribadisce fermamente la necessità di un immediato blocco delle esercitazioni militari e di un intervento forte e chiaro della Giunta e di tutto il Consiglio Regionale, affinché si apra concretamente il tavolo di trattativa per la dismissione dei poligoni e la bonifica delle aree degradate. Inoltre iRS chiede che venga effettuata un’ispezione da parte degli organi regionali preposti affinché venga fatta luce su quanto accaduto a Capo Frasca e sulle procedure di intervento per spegnere l’incendio.
E’ giunto il momento di schierarsi all’unanimità al fianco del popolo sardo, che ha più volte manifestato il proprio dissenso. Per questo è necessario aderire alla mobilitazione del 13 settembre a Capo Frasca per porre fine a questo disastro.
iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna