Il Protocollo che penalizza la Sardegna.

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Giovedì 18 giugno è stato firmato a Roma il “Protocollo di Intesa per la tutela ambientale ed attività esercitative militari” tra il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il Ministro della Difesa Roberta Pinotti.  Il Protocollo di intesa è frutto della collaborazione che si è instaurata da tempo, in particolare lo scorso anno in occasione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, tra il ministero dell’Ambiente e la Difesa.

L’accordo prevede la costituzione e l’apertura di un tavolo tecnico congiunto che impegna i due Dicasteri ad una reciproca collaborazione per la redazione e implementazione dei “protocolli ambientali” connessi alle attività militari esercitative. La premessa dell’accordo sottolinea come il principio “chi inquina paga” non si applichi alle questioni militari o di sicurezza internazionale. E’ evidente che all’interno di questa logica escludente ed autoassolutoria rientrino in pieno i poligoni sardi.

Dal sito del Ministero dell’Ambiente (MATTM) si legge che:

In particolare il MATTM metterà a disposizione la propria competenza nel settore fornendo supporto tecnico-giuridico circa gli aspetti di tutela dell’ambiente durante le attività esercitativo-militari, condividerà metodologie per effettuare i rilievi e le misurazioni nei siti militari e, infine, fornirà  il supporto di competenza in materia di bonifica e ripristino ambientale, laddove necessario, delle aree interessate dalle attività militari esercitative.

Il Ministro Pinotti ha inoltre sottolineato l’importanza dell’accordo affermando che:

…uno degli obiettivi del mio impegno di Ministro è stato quello di dire noi vogliamo aprire la Difesa il più possibile al mondo esterno e abbiamo bisogno che il più possibile il mondo esterno entri dentro la Difesa. Il tema delle esercitazioni militari e dei poligoni è un tema particolarmente sensibile e noi siamo attenti a questa sensibilità e quindi vogliamo in modo preventivo, puntuale e sistematico fare in modo che il Ministero dell’Ambiente possa aiutarci a verificare che tutto sia perfettamente nella norma e quindi la salute e la sicurezza dei cittadini siano perfettamente preservati da quella che però è un’attività necessaria per le Forze Armate e per il Paese.

I due ministeri si impegneranno a valutare, insieme all’Avvocatura dello Stato, le eventuali indagini penali su illeciti ambientali legati alle esercitazioni.

E’ evidente come questo Protocollo abbia delle ripercussioni sull’inchiesta della Procura di Lanusei su Quirra e sulla quantificazione dei danni ambientali, economici e sanitari di decenni di esercitazioni militari in Sardegna. Lo Stato italiano con questa procedura si avvoca il diritto di essere l’unica istituzione atta a valutare la situazione presente nei poligoni sardi, sia in termini procedurali che quantitativi.

Il Consiglio regionale con l’ordine del giorno approvato il 17 giugno 2014 (leggilo qui —> http://goo.gl/TVAedY) chiedeva la “la graduale dismissione dei poligoni  militari ed il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed  ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti” e “l’avvio di una valutazione indipendente, secondo standard internazionali, sui  danni sanitari e di salute pubblica legati alla presenza dei poligoni militari”.

iRS chiede un intervento deciso del Presidente Pigliaru in linea con quanto scritto dell’odg del 17 giugno 2014. Chi ha inquinato, che siano industrie o apparati militari, deve pagare per i danni arrecati. La Sardegna non può, in nessun caso, essere esclusa dalle procedure che quantificano tali danni. Sono stati troppi i morti, i siti irrimediabilmente inquinati e le espropriazioni forzate per non intervenire in maniera netta contro quanto contenuto in questo Protocollo che non è in linea con quanto votato dalla massima assemblea sovrana sarda: il Consiglio regionale.

iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna

 

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