Il dialogo è stato ed è lo strumento creatore di interconnessioni che, da dieci anni e con grande impegno, movimenti politici, associazioni, comitati e società civile praticano affinché sia fatta luce sui poligoni militari in Sardegna. Un tenace argine di attivisti ha resistito alla via facile della rassegnazione ed è stato capace di pensare l’altrimenti e l’altrove sul disastro umano ed ambientale prodotto dalle servitù militari nell’isola. In prima linea movimenti come iRS, Gettiamo le basi, Sardigna Natzione, il Comitato per la salute e l’ambiente del Sarrabus oggi ampliato in Su Jassu, i familiari delle vittime dell’uranio, l’associazione culturale “Orrea” di S.Vito – che promosse un incontro pubblico a Villaputzu con la Dott.ssa Gatti oggi consulente di Fiordalisi – l’autore del libro-denuncia “Il pettine senza denti” Sergio Casu – già organizzatore di una memorabile presentazione dello stesso alla Feltrinelli a Milano con la presenza di iRS, Franca Rame e Dario Fo – e infine la Tavola sarda della pace. Proprio buona parte di questo motore di coscienza collettiva viene ora tenuto fuori dalla costituzione di parte civile nei processi preliminari della Procura di Lanusei sul Caso Quirra. Si costituiranno parte civile il Comune di Perdasdefogu e la Provincia d’Ogliastra? Il WWF, Legambiente, i partiti di centro sinistra e centro destra dov’erano in tutto questo tempo? Quanti sindaci hanno taciuto mentre noi eravamo presenti?
Non si tratta di una fredda restituzione alla storia della verità perché sia riconosciuta dignità agli audaci che in tempi omertosi parlavano, ma di domande lecite che ricordano che tra l’individuo e l’istituzione c’è l’esistenza comunitaria. Quella sarda è originata da solidi valori di relazioni più che da rapporti strumentali, ed è prassi che quando l’istituzione è vissuta come estranea a questa corrente di reciprocità, è ovvio che sta scadendo il tempo della “democrazia”.
Ad esempio costituirà un precedente il fatto che un’associazione come Gettiamo le basi, riconosciuta al pari degli altri come membro interno della Commissione Monitoraggio sul P.I.S.Q. (Poligono Interforze Salto di Quirra) dagli ex Ministri della Difesa Parisi e poi La Russa, non venga ascoltata in Tribunale come parte civile. Ma la drammatica sintassi della Questione Sarda la manifesta ancora una volta la Regione Sardegna che accoglie i due milioni e mezzo di euro per il Monitoraggio accettando che la Procura di Lanusei ne riveli i gravi difetti, ma viene esclusa per ora dal processo, per essersi presentata colpevolmente in ritardo alla costituzione di parte, lasciando sul campo un conflitto di costituzionalità delegato al linguaggio della giurisprudenza continuando a non vedere, non sentire, non parlare da ormai 50 anni, quando in ballo ci sono omissioni d’atti d’ufficio, la tutela della salute pubblica e i morti.
Siamo consapevoli del rischio di sterilizzazione del vitale per un’immagine confezionata, visto che per questi signori le bonifiche si traducono in recinzioni e cartelli di divieto e visti gli incontri che i sindaci dei comuni coinvolti dalla presenza militare stanno promuovendo tra loro, al chiuso. L’interlocuzione è sicuramente un fattore di grande importanza perché è tempo di assunzioni di responsabilità in questi mesi e per l’immediato futuro, forse più veloce delle carte bollate, ma li invitiamo a sostenere le grandi scelte con un dialogo aperto a tutti i movimenti. Un coordinamento delle parti che hanno lavorato su questo tema nazionale ha bisogno di trasparenza e di lealtà politica. E’ ovvio che c’è l’idea dello spostamento del dibattimento processuale in sede ben lontana da Lanusei, in tempi di forte presa di coscienza, la valigia pronta tenterà di portare via con se l’offesa, ma noi non siamo per niente rassegnati a dimenticare, figuriamoci a soccombere.
Bettina Pitzurra – Esecutivu Natzionale iRS