Artigianato sardo? Nei negozi è “made in Thailandia”.

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I caratteri peculiari di un popolo si possono esprimere in tante maniere, tuttavia forse l’artigianato riesce, nelle sue molteplici forme, a rendere un compendio esaustivo di arte, costume e vita della tradizione locale.
In quest’ottica l’artigianato Sardo può definirsi autentica espressione culturale del nostro popolo.
Come molte realtà occupazionali della nostra terra, oramai da diversi anni l’artigianato sardo deve affrontare una grave crisi economica (diminuzione del fatturato del 40% negli ultimi 5 anni), mentre paradossalmente i negozi che dovrebbero vendere il nostro artigianato si trovano letteralmente invasi da articoli provenienti da paesi come Thailandia, Cina, India che tutto hanno meno che la passione, l’originalità e la conoscenza che emergono dal lavoro del vero artigiano sardo.

Il danno è pertanto duplice: occupazionale, dato che evidentemente una situazione di questo tipo pregiudica fortemente l’esistenza di questo importante comparto produttivo, e di immagine, poiché l’acquirente di un prodotto contraffatto subisce una frode che nella stragrande maggioranza dei casi sarà anche insoddisfazione per un articolo di mediocre qualità, talvolta pure pagato a caro prezzo.

Allo stato delle cose, negli anni a venire rischiano di chiudere non solo attività di tipo tradizionale che hanno difficoltà ad approcciare il mercato, ma anche quelle diventate poco competitive certo non per la scarsa qualità del prodotto ma per i troppo elevati costi di  produzione e commercializzazione.
Infatti, sebbene i prodotti artigianali sardi abbiano da una lato acquistato sempre maggiori e più raffinati elementi artistici ed il gradimento all’estero del nostro artigianato sia costante, il numero delle aziende produttrici artigianato artistico sardo che chiudono registra un costante aumento.

Per arginare questo costante impoverimento certo possono servire protocolli di intesa o richiami alle istituzioni, siano essere Regione o Comuni. Tuttavia quello che deve essere chiaro è che senza una capillare campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in primis interna alla Sardegna sarà difficile sovvertire quello che sembra un destino ineluttabile.

Pertanto iRS considera  positivamente la piena e meticolosa attuazione del protocollo di intesa tra ANCI e CNA Artistico e Tradizionale Sardegna che vede tra gli altri punti l’obbligatorietà di punire le pubblicità ingannevoli e la necessità di garantire al cliente l’effettiva provenienza dell’oggetto che si sta acquistando, e soprattutto, la creazione di un unico marchio di origine dei prodotti dell’artigianato artistico e tradizionale sardo (per es. Sardegna, terra di creatività), che faccia da collettore di tutte le poche risorse che possono mettersi in campo, evitando deleteri campanilismi o inutili marchi per settore, come accaduto in passato.
Le istituzioni sarde devono essere promotrici di quella che deve essere una importante presa di coscienza non solo per le pesanti ricadute economiche che significherebbe la cancellazione di queste professionalità, ma soprattutto, e quella davvero senza ritorno, la fine di quelle conoscenze che identificano la cultura materiale di un popolo, ed in ultima analisi della sua identità.

Andrea Randaccio  -TzdE Economia Sistemi Produttivi e Lavoro-

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