Il comunicato di iRS sulla vertenza tributi tra Stato italiano e Sardegna. Al di là della semplice protesta organizzata da movimenti e sindacati unionisti la proposta di iRS: l’istituzione di una Cassa Sarda delle Entrate.
iRS, pur ritenendo positivo il clima di “ribellione” della Sardegna nei confronti delle continue ingiustizie perpetrate dallo Stato Italiano, ritiene inutile il ripetersi di vecchi modi di agire, tra cui quello di chiedere ancora una volta all’Italia di riparare ai suoi torti, laddove è evidente che non ci si può più fidare e affidare a queste istituzioni non nostre. Continuare a comportarsi così è come dare in custodia le proprie ricchezze ad un ladro e mettere le proprie speranze e il proprio destino in mano al proprio carnefice.
In tal senso appare ambiguo il gesto scontato di presentarsi a Roma ad esprimere il disappunto dei sardi: un gesto che simbolicamente conferma che Roma è il centro e la Sardegna la periferia; che Roma decide e i sardi sembrano non saper fare altro che chiedere, in modo più o meno arrabbiato, che Roma decida bene.
Dunque, pur rispettando l’intento di tante cittadine e cittadini sardi che sinceramente colgono in questa occasione un momento per mostrare che i sardi vogliono far valere i propri diritti, restiamo convinti che, per essere davvero vincente, la lotta deve assumere nuovi modi e nuovi contenuti.
Come iRS afferma già da tempo, la forza dei sardi non sta nel loro disappunto ma nella coscienza dei loro diritti e nella dignità con cui li affermano. La forza dei sardi è nell’intelligenza con cui trovano nuove soluzioni e nel coraggio per applicarle da sé, in modo libero e sovrano.
Per questo iRS rilancia con forza l’unica vera proposta alternativa alla semplice protesta: la decisione unilaterale delle istituzioni del Popolo sardo di versare le tasse, a partire da quest’anno, in una “Cassa Sarda delle Entrate”. Questa è la “proposta iRS”, l’unica proposta concreta e nell’interesse dei sardi che finora sia stata fatta.
In attesa di ottenere quanto già ci spetta in base agli accordi vigenti tra lo Stato italiano e la Sardegna è doveroso, ed è l’unica scelta sensata, rompere fin d’ora il meccanismo perverso che ci ha portati a questa situazione: davanti all’evidenza dello scippo italiano dei soldi dei sardi, con quale coraggio noi e le nostre istituzioni possiamo versare nuovamente i nostri soldi all’Italia?
Non si tratta di arrabbiarsi di più, di tirar fuori un orgoglio momentaneo e inefficace: si tratta di smetterla con la demenza e la sottomissione allo Stato italiano.
Si tratta di avere coraggio di agire da Nazione, da Popolo che decide da sé le soluzioni migliori e più giuste per il suo avvenire. Si tratta di avere il coraggio di inventare le proprie istituzioni future, da Repubblica indipendente: la Cassa Sarda delle Entrate.
Istituire, anche attraverso la generale disobbedienza collettiva del Popolo sardo, una nostra cassa delle entrate sin da quest’anno, è l’unico modo per rompere con l’ingiustizia attuale evitando di perdere ulteriori soldi. Solo questo atto deciso e radicale di autodeterminazione aprirà un serio fronte di contrattazione per la resa dei soldi finora sottratti ai sardi: soltanto se daremo dimostrazione di forza e sovranità lo Stato italiano si sentirà pressato a renderci i nostri soldi, non foss’altro per la paura del nostro indipendentismo.
Noi, ovviamente, ci riprenderemo i soldi. E ci prenderemo anche l’indipendenza, che questa vertenza economica conferma essere fattibile anche dal punto di vista finanziario: basterebbe semplicemente che i sardi avessero a disposizione le proprie ricchezze.
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Isgàrrica s’artìculu: 2005-11-30 – Vertenza tributi, una Cassa Sarda delle Entrate
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