Troppe volte i sardi sono stati convinti o costretti a combattere guerre per patrie non loro. Troppe volte hanno combattuto contro popoli contro cui non avevano motivo di combattere. Troppe volte la Sardegna ha dovuto fare i conti con i dolori che le guerre lasciano.
Troppe volte il sacrificio dei giovani sardi è stato utilizzato per legare le donne e gli uomini sardi rimasti al ricordo delle morti e al sangue versato. Troppe volte ci si è scordati di domandarsi perché e per chi quel sangue lo si era versato. Troppo è stato il danno che combattendo noi abbiamo causato agli altri, troppo è il danno che combattendo noi abbiamo subito, troppo quello che abbiamo causato a noi stessi rinunciando alla nostra libertà di non uccidere gli altri, rinunciando alla nostra libertà di agire e di dare un senso alle cose a modo nostro, troppo il danno e la sofferenza che abbiamo patito rinunciando alla nostra indipendenza.
Noi che abbiamo subito guerre nella nostra terra, noi che avremmo voluto semplicemente vivere liberi e in pace, non possiamo nasconderci in questo momento, ora che la storia si ripete. La nostra terra e noi stessi siamo usati per progettare e realizzare guerre.
Ma noi, il nostro popolo, noi che agiamo e pensiamo come Nazione, non siamo d’accordo. Dalla memoria della storia, dalla coscienza del dolore, dalla speranza nella costruzione di un futuro diverso, dalla realizzazione di un mondo e di rapporti umani differenti, nascono il nostro rifiuto alla guerra e le nostre proposte concrete. Proposte che si legittimano in base all’affermazione da parte del popolo sardo del suo diritto all’autodeterminazione, dall’appropriazione della pratica della libertà, in nome della nostra indipendenza da realizzare, ma che già nasce ed esiste.
Proponiamo che il Consiglio Regionale Sardo si riunisca in seduta straordinaria per dichiarare che la Sardegna e il suo popolo non intendono prestarsi o essere usati per progettare e realizzare guerre.
Attraverso questo gesto Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna intende affermare praticamente la capacità della Sardegna di essere soggetto di una propria politica estera e internazionale, dimostrando la sua indipendenza rispetto alle politiche di guerra italiane e americane. Tale atto è per iRS il primo passo verso l’affermazione della Sardegna come nazione costruttrice e propugnatrice di politiche di pace, una nazione che nel suo piccolo, restando neutrale nei conflitti armati, si adopera per trovare soluzioni politiche agli scontri tra nazioni, popoli e culture e pratiche per tutti coloro che della guerra patiscono le conseguenze.
Perché questi due punti precedenti abbiano reale efficacia è necessario che essi siano comunicati e resi noti a tutti. Ciò verrà fatto da iRS – e da tutti i cittadini sardi che intendono dimostrare al mondo la loro estraneità alla guerra – spedendo questa nostra presa di posizione alle istituzioni internazionali (ONU, UE) così come verrà fatto dalle istituzioni sarde, una volta che abbiano trovato il coraggio di proclamare una diversa politica estera per la Sardegna e dunque si siano dimostrate, almeno una volta, realmente sarde e in sintonia con il sentire delle donne e degli uomini di Sardegna.
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Isgàrrica s’artìculu: 2002-12-15 – I sardi costretti a partecipare a guerre non loro
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