Poteri economici e bancari contro le famiglie sarde. L’assenza della politica e della giustizia

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19 maggio 2008

Le donne e gli uomini di iRS, indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, sono vicini a Perdu Lallai, componente dell’Assemblea Nazionale del Movimento, e alla sua famiglia afflitta da fatti incresciosi. La comunicazione di Perdu Lallai, disposto a vendere i propri organi per far fronte a vergognosi provvedimenti giudiziari e bancari, è una provocazione che vuole porre in primo piano una questione di cui sono vittime molte famiglie sarde.

I fatti e i documenti parlano chiaro: non è Pietro Lallai che deve pagare ma è a Pietro Lallai che pignoreranno la casa.

Come in altre occasioni iRS si impegnerà per porre fine all’angosciosa situazione che affligge uno dei suoi Responsabili più stimati, perché anche stavolta non siano i deboli a pagare solo perché colpevoli di essere deboli.
iRS esprime il suo pieno appoggio e sostegno a Pietro Lallai, così come a tutti gli uomini e le donne di Sardegna che oggi vivono situazioni analoghe.

iRS promuoverà e coordinerà la creazione di un comitato nazionale sardo di queste famiglie colpite da situazioni simili affinché possano ottenere il proprio diritto ad una esistenza libera e dignitosa.

iRS denuncia infine il pericoloso silenzio dell’informazione sarda sulle vicende che vedono i poteri economici e bancari agire contro i sardi e i loro interessi con l’avallo del potere giudiziario e politico.

iRS segnala il servizio giornalistico realizzato mesi fa dallo stesso Pietro Lallai su questi fatti e pubblicato da iTB, indipendèntzia TeleBisura, la TV online di iRS.

Assemblea Nazionale di iRS
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Isgàrrica s’artìculu: 2008-05-19 – Poteri economici e bancari contro le famiglie sarde
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L’APPELLO PUBBLICO DI PERDU LALLAI

AAA, vendesi rene o cornea.

Sono un disperato che vorrebbe risolvere con mezzi propri una situazione che diversamente andrebbe a gravare su persone che assolutamente non hanno alcuna colpa.

Devo assolutamente trovare i soldi per pagare un debito che la Banca INTESA/S.PAOLO ritiene sia mio, mentre io dico che i soldi li dovrebbero chiedere a quel costruttore-truffatore-bancarottiere da cui molto, troppo incautamente hanno acquistato nel 1994 una mia cambiale da £. 10 milioni (e quelle di tante altre persone) in un periodo che, solo le banche oltre al costruttore, erano a conoscenza delle reali condizioni di dissesto finanziario della società costruttrice. Allo stato attuale sono state pronunziate già due condanne definitive a carico del costruttore, oltre ad un ulteriore procedimento aperto oltre 10 anni fa, con indagati e indagini ancora in corso da parte della Procura di Cagliari inerente il fallimento della società.

Ora per questa cambiale Banca INTESA/S.PAOLO pretende da me circa 28.000 EURO e se non pago si rifaranno sulla casa della mia famiglia di cui sono erede per 1/5, non curanti che in questa casa ci abito io, mia madre di 74 anni, e una sorella con grossissimi problemi di salute. Non voglio causare danni a nessuno, sono disoccupato e con una marea di altri problemi sopraggiunti a seguito della colossale e palese truffa. So benissimo che non potrei poi rendere i soldi a chi volesse aiutarmi prestandomi i quattrini, ma la mia dignità mi impone di mettere assolutamente al riparo prima di tutto la serenità della mia famiglia che già ha sufficienti problemi. Se la Banca accetterà la mia offerta di 20 mila euro mi farò prestare i soldi e pagherò, ma dal momento che non ho conoscenze con persone che possono mettere a mia disposizione certe somme senza che questo crei loro problemi, onde poter onorare il mio impegno dovrò mettere in vendita un mio organo quale un rene o una cornea, permettendomi così di non far ricadere i miei guai su terzi.

Non è uno scherzo, vi prego di chiamare al n. 3453320242 e vi risponderò io che mi chiamo Pietro e se interessati, non appena Banca INTESA/S.PAOLO mi comunicherà l’importo da pagare, potremo concludere l’affare.

Pietro Lallai

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L’UNIONE SARDA | 20-05-2008 | di Paolo PAOLINI

UN ANNUNCIO CHOC COMPARSO SUL SITO DEL MOVIMENTO INDIPENDENTISTA iRS

«A.A.A. metto in vendita rene o retina»
Pietro Lallai: eviterò che la mia famiglia finisca per strada

Lo strano caso di un debito contratto per l’acquisto di una casa da una società finanziata generosamente dalle banche e poi fallita.

SILIUS. L’annuncio galleggia tra altri diciassettemilatrecentottanta nel sito dell’Irs. Titolo: AAA vendesi rene o retina . Pietro Lallai, 41 anni, militante del movimento indipendentista, ha aperto un supermercato degli organi in un angolino di internet: «Sono disperato. Ho comprato una casa da un’azienda poi fallita, la Ca.Sa. costruzioni spa, e da allora mi trascino un debito di dieci milioni di lire, arrivato a quota ventottomila euro. Adesso vogliono pignorare la residenza della mia famiglia e non lo posso permettere. Sono disoccupato, posso vendere solo una parte di me. E sono pronto ad andare sino in fondo».

LA VICENDA
«Sono trascorsi quattordici anni da quel fatidico 10 maggio 1994, quando sognavo di vivere con la mia famiglia nella casetta appena acquistata a Sassari. A luglio dello stesso anno è arrivato il terremoto. Ho perso stipendio, famiglia, salute e sono stato costretto a svendere l’appartamento. Non è finita: sono proprietario di un quinto dell’abitazione dei miei genitori dove attualmente vivo con mia madre che ha 74 anni e una sorella invalida al cento per cento. Se non pago, la banca Intesa-San Paolo la mette all’asta e ci manda tutti per strada». Pietro Lallai è stato procuratore speciale per le vendite della Ca.Sa costruzioni, ma non si sente colpevole per tutti quelli che hanno acquistato le case a Elmas e Sassari precipitando nel vortice del fallimento: «Se ho una colpa è quella di aver creduto che l’azienda per la quale lavoravo fosse seria, tanto è vero che anche io ho acquistato senza incertezze».

APPELLO ON LINE
Siccome i creditori bussano incessantemente, Pietro Lallai ha cercato aiuto nella Rete (www.irsonline.net/forum/viewtopic.php?t=1568): «Sono un disperato che vorrebbe risolvere con mezzi propri una situazione che diversamente andrebbe a gravare su persone che non hanno alcuna colpa. Devo assolutamente trovare i soldi per pagare un debito che la Banca Intesa ritiene sia mio, mentre io dico che i soldi li dovrebbero chiedere a quel costruttore – il geometra Pietro Casula – da cui molto, troppo incautamente hanno acquistato nel 1994 una mia cambiale da 10 milioni di lire (e quelle di tante altre persone) in un periodo in cui solo le banche oltre al costruttore erano a conoscenza delle reali condizioni di dissesto finanziario della società costruttrice. Allo stato attuale sono state pronunziate già due condanne definitive a carico del costruttore, oltre ad un ulteriore procedimento aperto oltre 10 anni fa, con indagati e indagini ancora in corso da parte della Procura di Cagliari inerente il fallimento della società».

L’OBIETTIVO
Ecco il perché di un gesto disperatamente lucido: «Non voglio causare danni a nessuno, sono disoccupato e con una marea di altri problemi sopraggiunti a seguito della colossale e palese truffa. So benissimo che non potrei poi rendere i soldi a chi volesse aiutarmi prestandomi i quattrini, ma la mia dignità mi impone di mettere al riparo prima di tutto la serenità della mia famiglia che già ha sufficienti problemi. Se la banca accetterà la mia offerta di 20 mila euro mi farò prestare i soldi e pagherò, ma dal momento che non ho conoscenze con persone che possono mettere a mia disposizione certe somme senza che questo crei loro problemi, onde poter onorare il mio impegno dovrò mettere in vendita un mio organo. Non è uno scherzo, chiamate e vi risponderò. Mi chiamo Pietro e se interessati potremo concludere l’affare».

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