11/06/2009
È evidente che la democrazia italiana ha qualche problema così come è evidente che le conseguenze le paga e continuerà a pagarle qualcun altro, noi stessi.
Il candidato dell’Italia dei Valori Giommaria Uggias usa toni trionfalistici definendo “storica” la sua elezione al Parlamento Europeo. Probabilmente è il caso di discutere, sinceramente e serenamente, sulla definizione di “elezione” e su cosa significa essere “l’unico candidato sardo eletto”.
Pare infatti un po’ difficile sostenere che si è stati eletti solo dopo che altri quattro hanno rifiutato l’incarico. Ancora più incredibile è verificare che “l’unico candidato sardo eletto” ha preso circa un sesto dei voti della più votata, ovvero la Barracciu. Insomma, stiamo parlando di una rappresentanza di quinta categoria, si abbia almeno il buonsenso di non chiamarla “elezione storica”.
Ma forse questa è una discussione da pignoli, qualcuno potrebbe dire che il punto è un altro, che la cosa importante è il risultato: ovvero che in un modo o nell’altro Uggias siederà negli scranni del Parlamento Europeo.
Eppure c’è qualcosa di ottuso in questo discorso. Qualcosa che sembra renderci ciechi davanti all’evidenza che essere rappresentanti per concessione di qualcuno è diverso che essere rappresentanti per volontà popolare.
È vero che Uggias è europarlamentare, non è vero che è stato eletto dai sardi.
Questo non è un fatto trascurabile, non è un’inezia.
D’altronde qualsiasi politico al mondo (ma anche qualsiasi persona “comune”) preferirebbe ottenere legittimità per le sue capacità e le sue idee e non perché il primo non poteva, il secondo neppure, il terzo aveva di meglio da fare e il quarto chissà.
È doveroso chiederci se è questo che vogliamo o se ambiamo ad altro. È sacrosanto volere in Europa un rappresentante che non sia sottoposto a nessuno nè artefice di accordi non proprio democratici.
Proprio per questo il gesto intimo che iRS ha chiesto ai sardi ha una forza travolgente; ha permesso ai cittadini di compiere il più privato degli atti, cioè il voto, nel modo più pubblico di tutti, cioè sottoscrivendo la “Lettera all’Europa” che è insieme denuncia di un sistema che non funziona ma soprattutto un punto fermo per ricordarci che questo problema non è risolvibile con facili entusiasmi per una elezione di quinta mano.
I sardi, in migliaia e con un gesto forte di cittadinanza attiva, hanno dimostrato la loro appartenenza all’Europa, non astenendosi, e al tempo stesso manifestato l’imbarazzo di ritrovarsi senza rappresentanti che possano camminare a testa alta nel parlamento multinazionale più grande del mondo.
Andrea Meloni
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Isgàrrica s’artìculu: 2009-06-11 – La democrazia italiana ha qualche problema
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