21 giugno 2009
Una classe politica miope e inconcludente indebita il nostro futuro. Di Frantziscu Sanna
iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, ritiene inaccettabile che la Regione Sardegna ricorra all’attivazione di nuovi mutui per far fronte alla mancata restituzione dei crediti vantati rispetto allo stato italiano.
I 10 miliardi di euro che lo Stato Italiano ci deve vanno quanto prima messi a disposizione delle nostre scelte strategiche, del nostro futuro.
Per questa ragione, iRS ritiene che vada immediatamente riaperta la vertenza con lo stato italiano per garantire una perentoria restituzione di quanto dovuto.
Ritrattare l’accordo Soru-Prodi, sancito nella finanziaria del 2007, diviene un passaggio di fondamentale importanza per far fronte alle sfide imminenti che attendono il nostro sistema economico e sociale.
Solo una classe dirigente miope e inconcludente può pensare di non tutelare i diritti di chi rappresenta per tornaconti di matrice personalistica.
Chi si assume oggi la responsabilità di mettere in secondo piano l’interesse della Sardegna per salvare i conti dello stato italiano dovrà rispondere ai cittadini sardi del proprio operato.
La politica unionista mostra in maniera lampante che il suo tornaconto è differente dagli interessi della stragrande maggioranza dei cittadini sardi, siano essi imprenditori, studenti, pensionati o lavoratori.
iRS si fa portavoce di questi interessi affinché quei soldi vadano a finanziare un imponente piano strategico di rilancio dei nostri comparti produttivi, della qualità dei servizi pubblici, dell’infrastrutturazione del territorio, della nostra qualità della vita, del nostro futuro.
Chiediamo a tutte le forze politiche e sociali di esprimersi su questo fondamentale passaggio per la nostra storia e per il nostro futuro.
Dove sono i sindacati? Dove sono le associazioni degli imprenditori? Dove sono i nostri amministratori locali? Tutti dovrebbero esprimersi, dire la loro affinché non passi inosservato l’ennesimo gesto insensato frutto dell’assenza di dignità e di coscienza nazionale.
Non pagheremo i debiti di chi è incapace di gestire le nostre risorse.
La dignità del nostro popolo viene per l’ennesima volta calpestata, iRS non starà a guardare.
Frantziscu Sanna
Esecutivo Nazionale iRS
– – – – –
Approfondimenti:
L’Isola liquidata di Juliu Kerki
La cosiddetta “finanziaria bis” sancisce quello che avevamo anticipato tempo fa: la messa in liquidazione della nostra isola.
Dopo la chiusura di quasi tutte le attività industriali più importanti in Sardegna, Il furto dei fondi FAS, i mancati investimenti nelle infrastrutture, la cementificazione annunciata delle coste ed il suo inevitabile – come insegnano altre realtà del genere – impoverimento territoriale e la proposta di svendita delle spiagge, ecco il colpo di grazia: un altro miliardo di euro (duemila miliardi di vecchie lire) di debito con le banche che noi sardi ci ritroveremo a pagare, con gli interessi ovviamente, e tutto questo in pochi mesi di governo.
Questa classe politica unionista e sardista ha imparato bene i meccanismi di dipendenza economica – affaristica – bancaria dai politici italiani e ora si accinge a svendere totalmente le nostre risorse e a indebitare le generazioni presenti e future esattamente come è successo in Italia, uno dei paesi con il debito pubblico pro-capite più alto del mondo.
Con questo nuovo mutuo la Sardegna accumula ben 3 miliardi (seimila miliardi di vecchie lire) di debito con le banche da aggiungere ai debiti precedenti non ancora estinti, con interessi annuali vicini ormai alla nostra capacità di resa/anno. Ciò significa un debito perenne, pagheremo solo gli interessi senza diminuire il debito.
Chiediamo ai sardi se è questo quello che realmente vogliono, se veramente vogliono essere complici di questo fallimento.
iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna non intende esserne complice, noi vogliamo un vero progresso, vogliamo che i sardi capiscano ed amino di più se stessi e la loro terra.
Non ci importa se la Corte Costituzionale ha bocciato l’iscrizione di quelle somme a bilancio, questa, anzi, era una logica e corretta conseguenza alle scelte rinunciatarie, accondiscendenti e prive della minima capacità e potere di incidere per applicare il diritto che spetta al proprio popolo.
La Corte Costituzionale e la Corte dei Conti (rea di non aver controllato bene i conti del governo italiano negli anni in cui portavano a bilancio entrate non loro, ma già devolute dalla – loro – costituzione al popolo sardo) sono due istituzioni dello stato italiano, lo stato che ci deve 10 miliardi di euro (ventimila miliardi di vecchie lire) di mancato riversamento delle nostre tasse, applichino al governo italiano, e con la stessa solerzia con cui si occupano e bacchettano ogni operato del governo sardo, le giuste penalità, affinché questo diritto sia ristabilito.
Tocca a noi adesso agire per il rispetto di questo diritto, con qualsiasi strumento istituzionale, coinvolgendo, se è il caso, anche i massimi organi europei di controllo.
Se l’Italia non ha la capacità di restituzione troveremo accordi economici, fiscali, materiali e politici che ci soddisfino, affinché si chiuda definitivamente questo capitolo che ci rende ridicoli davanti ad altre realtà europee in cui queste assurdità non possono accadere perché hanno organi politici e uomini al governo con ben altra coscienza e onestà.
Noi continueremo a lavorare per una Repubblica indipendente, in cui noi, sardi, potremo decidere e rappresentarci davanti a tutto il mondo e con il mondo da pari.
Juliu Kerki
Assemblea Nazionale iRS
_
_
Isgàrrica s’artìculu: 2009-06-21 – Una classe politica miope e inconcludente
_