Oltre 50 attivisti e simpatizzanti, con bandiere del movimento e volantini contenenti il documento politico preparato per l’occasione, si sono ritrovati stamattina poco prima delle 10 a Sassari davanti agli uffici di Equitalia Sardegna Spa in località “Piandanna”.
Il gruppo, numeroso ma come al solito rispettoso delle norme e delle regole del vivere civile, alle 10:15 ha fatto il suo ingresso nei locali Equitalia ricevuto dai dirigenti dell’Agenzia di riscossione ai quali, per oltre un’ora, ha spiegato le ragioni della protesta, insistendo sull’urgenza di risolvere un problema serio che sta oltrepassando il livello di guardia con tanto di episodi da prima pagina, casi di persone colpite da ictus o arrivate addirittura al suicidio perché incapaci da soli di far fronte ai debiti contratti con lo Stato italiano.
A guidare la delegazione Gavino Sale, Presidente del movimento iRS, Bettina Pitzurra di iRS Casteddu, e Marta Spada, Responsabile dell’Organizzazione Regionale di Sassari. Sono stati loro a sedersi al tavolo con i dirigenti dell’azienda Virdis, Melis e Accardo, e con Giuseppe Carboni del “Comitato spontaneo aziende in crisi”, che a sua volta ha preparato e distribuito ai presenti un suo documento.
Gavino Sale nel suo intervento di apertura ha chiesto ai dirigenti Equitalia di trovare una soluzione proporzionale alla gravità della situazione perchè «a causa delle difficoltà economiche percentuali sempre più importanti del territorio sardo stanno cambiando proprietario, questo anche attraverso la complicità di personaggi senza scrupoli che con fondi di dubbia provenienza, acquistano per cifre irrisorie aziende ed abitazioni del valore di centinaia di migliaia di euro pignorate precedentemente a lavoratori attanagliati dai debiti».
Hanno poi preso la parola i dirigenti Equitalia, che pur ammettendo di conoscere bene la situazione hanno sottolineato il fatto di essere essi stessi solo esecutori di servizi per conto terzi, e che pertanto le istanze più che legittime del movimento indipendentista andrebbero rivolte al Governo italiano che, anche in virtù di una situazione sempre più preoccupante (derivata della sparizione, per esempio, delle industrie chimiche e petrolchimiche con il loro pesante bagaglio di disoccupazione) che lascia la Sardegna con pochi sbocchi ed incapace di far fronte ad emergenze di tale portata.
Dopo circa un’ora, al termine di una pacata e propositiva discussione, i dirigenti di Equitalia, ringraziando gli attivisti per la compostezza mostrata, si sono impegnati a presenziare all’incontro che iRS avrà con l’Amministratore Delegato dell’Agenzia, parlando a prescindere di un incontro fruttuoso, punto di partenza per un’azione di pressione politica che possa tentare di risolvere il problema.
Successivamente (il sit-in intanto proseguiva sino a fine mattinata), alle ore 11.15 circa, il numeroso gruppo di attivisti e simpatizzanti, oltre ai numerosi giornalisti presenti, si è diretto ai vicini uffici dell’Agenzia delle Entrate dove, mentre venivano distribuiti ai dipendenti ed ai contribuenti i documenti politici con le soluzioni proposte da iRS, una delegazione del movimento con a capo il Presidente Gavino Sale veniva ricevuta dal Direttore Dottor Pasqualino Perillo, che si impegnava a fissare un prossimo incontro proprio fra Sale e il Direttore Generale dell’Ufficio delle Entrate di Cagliari Dottor Libero Angelillis.
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Rassegna stampa
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La Nuova Sardegna – sabato 10 aprile 2010
SASSARI. I debiti, quando si legano alla crisi, si stringono sulle aziende sarde come un nodo scorsoio. A fare la parte del boia e a tirare il cappio fino a togliere il respiro, è chiamata Equitalia, ovvero il braccio esecutivo del Fisco italiano. L’Irs, ieri mattina, si è presentato all’Agenzia delle Entrate per chiedere una tregua e un po’ di ossigeno per le 65mila imprese del libro nero
Alle 10 Gavino Sale, con una parlata ruvida come la sua barba, si è seduto davanti ai dirigenti dell’ente di riscossione e ha buttato giù due conti. «Al termine del 2009 le aziende sarde “iscritte a ruolo” sono 65mila su un totale di 160mila, con un debito nei confronti dello Stato di 3,5 miliardi di euro. Di queste aziende 2354 hanno dichiarato fallimento, perché le cifre dovute erano insostenibili. Di fronte a questa situazione l’unica proposta che Equitalia è stata in grado di fare è una rateizzazione del debito». Aggrotta le sopracciglia folte e cambia tono: «Forse vi sta sfuggendo qualcosa: qui la gente è disperata e non sarà in grado di pagare. Qualcuno, per colpa dei debiti, si è già dato fuoco. Queste sono cose che azzannano l’anima. Se non si trova una soluzione, tra qualche mese la bomba vi scoppierà in mano, e voglio vedere allora i messi notificatori, dopo la seconda scadenza non rispettata, andare dagli insolventi a mettere le ganasce alle auto, pignorare stipendi o ipotecare la prima casa. Avrete il coraggio di mettere la gente per strada o togliergli il pane? Il sardo è grande sopportatore, ma vedrete che di questo passo si arriverà allo scontro sociale». Le avvisaglie ci sono tutte. Basta dare uno sguardo agli elenchi delle aste giudiziarie per capire che ogni giorno una fetta produttiva dell’isola viene ceduta al miglior offerente. «Più della metà del nostro territorio è nelle mani delle banche – dice Sale – ci sono poi speculatori senza scrupoli che acquistano per quattro soldi le attività e gli immobili dei proprietari strozzati dai debiti. Questa io la chiamo barbarie e colonizzazione». Le soluzioni non sono poi tante. Quelle proposte dall’Irs non si allontanano dai provvedimenti adottati nell’Umbria dopo il terremoto. Ovvero una moratoria di due anni a tasso zero sui debiti. Una tregua, questa, che darebbe la possibilità agli imprenditori in difficoltà di risollevarsi e uscire dalla crisi. «Il Fisco deve riconoscere l’impossibilità delle imprese sarde di assolvere al debito. Non si può chiedere a un bar o a un piccolo allevatore di privarsi ogni mese di 800 o 1000 euro che gli servono per tirare avanti». I titolari delle aziende potrebbero produrre un’autocertificazione in cui dichiarano lo stato di necessità e si mettono a disposizione per tutte le verifiche. «Non dobbiamo scordarci una cosa – ribadisce Gavino Sale – che lo Stato non si mette problemi a battere cassa con i sardi quando è lui stesso il primo debitore. Non ci siamo dimenticati della “vertenza sulle entrate” vinta da Soru e dei 10miliardi di arretrati che ancora il Fisco deve alla nostra isola. Perciò, se proprio il Fisco non vuole applicare il congelamento totale dei debiti e la sospensione degli interessi, almeno questi ultimi lo Stato potrebbe attingerli dai famosi 10 miliardi dovuti alla Sardegna». I dirigenti di Equitalia ascoltano con gentilezza e, in fondo, sarebbero anche d’accordo con le richieste. Il problema è che loro non possono far nulla. Sono dei semplici esecutori di ordini che arrivano da molto più in alto. Per la soluzione bisogna salire di livello e bussare in quelle stanze della politica dove i conti devono tornare: dove ogni azienda diventa un numero e il segno meno a fianco non vuol dire difficoltà e disperazione, ma solo soldi da intascare.
Luigi Soriga
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L’Unione Sarda – sabato 10 aprile 2010
Le bandiere con l’albero di Arbarée, simbolo dell’Irs, iniziano a sventolare davanti all’ingresso di Equitalia Sardegna, a Piandanna, poco prima delle 10, sostenute da centinaia di braccia. In pochi istanti un piccolo esercito guidato da Gavino Sale invade pacificamente la sede sassarese dell’agenzia di riscossione delle imposte per protestare contro il debito fiscale che sta mandando sotto terra le imprese sarde.
E non solo metaforicamente: «Una signora di Macomer si è suicidata per la disperazione, due imprenditori di San Giovanni Suergiu sono stati piegati da un ictus», spiega Sale attorniato da un centinaio di fedelissimi di Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna e dai rappresentanti del Comitato spontaneo aziende in crisi, nato dopo che centinaia di imprenditori sarde sono finite nell’elenco «ricercati» del Fisco.
Il dramma riguarda migliaia di famiglie, in ogni angolo dell’Isola. C’è chi si è visto pignorare tutto quello possedeva: beni di famiglia, automobile, perfino la prima casa. Per rendersi conto della portata della crisi basta dare uno sguardo al rapporto pubblicato da Equitalia Sardegna e presentato alla Giunta regionale due mesi fa. Nero su bianco sono riportati i dati dell’ecatombe di imprese: secondo la relazione, nel 2009, su un totale di 160 mila aziende operanti in Sardegna, circa 65 mila hanno l’acqua alla gola. Di queste, 2.354 hanno già dovuto dichiarare fallimento, a fronte di debiti fiscali per circa 950 milioni di euro.
Il debito totale accumulato dalle imprese sarde nei confronti del Fisco è di oltre 3,5 miliardi di euro. Per far fronte a questa situazione l’unica proposta arrivata dall’ente di riscossione, formulata in collaborazione con Api Sarda, è la possibilità di ricorrere all’istituto della rateizzazione. Le aziende sarde in debito di ossigeno che hanno scelto la catena dei pagherò sono 4.500, e verseranno nelle casse del Fisco una cifra vicina ai 300 milioni di euro, diluiti nel tempo.
«Come Irs chiediamo che gli interessi delle insolvenze e le spese di recupero delle imprese sarde siano compensate con le somme degli interessi mai pagati per il debito che lo Stato italiano ha con la Regione Sardegna, dalla vertenza entrate, per circa dieci miliardi di euro», precisa Gavino Sale, ricevuto dal vicedirettore e da alcuni dirigenti della filiale di Sassari. Irs chiede, inoltre, «il blocco immediato di tutti i procedimenti in atto per il recupero coatto, soprattutto sul pignoramento della prima casa».
Vincenzo Garofalo
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Alguer.it – venerdì 9 aprile 2010
A guidare la delegazione Gavino Sale, Presidente del movimento iRS, Bettina Pitzurra di iRS Casteddu, e Marta Spada, Responsabile dell’Organizzazione Regionale di Sassari. Sono stati loro a sedersi al tavolo con i dirigenti dell’azienda Virdis, Melis e Accardo, e con Giuseppe Carboni del “Comitato spontaneo aziende in crisi”, che a sua volta ha preparato e distribuito ai presenti un suo documento. Gavino Sale nel suo intervento di apertura ha chiesto ai dirigenti Equitalia di trovare una soluzione proporzionale alla gravità dei fatti.
Hanno poi preso la parola i dirigenti Equitalia, che pur ammettendo la gravità del quadro generale ha sottolineato di essere, dal canto loro, meri esecutori di servizi per conto terzi e che, pertanto, le istanze più che legittime del movimento indipendentista andrebbero rivolte al Governo italiano. Il sit-in è poi proseguito negli uffici dell’Agenzia delle Entrate dove una delegazione del movimento con a capo il Presidente Gavino Sale ha impegnato il direttore Pasqualino Perillo ad incontrare anche il collega dell’ufficio cagliaritano Libero Angelillis in un prossimo incontro sulla questione.
Nella foto: L’incontro di stamani nella sede sassarese di Equitalia
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