iRS Aristanis registra con disappunto l’ennesimo tentativo di saccheggio della nostra Terra, relativamente alla richiesta presentata dalla società petrolifera Saras volta ad ottenere l’autorizzazione per un pozzo definito «esplorativo» nell’Oristanese.
Qualora la Saras ottenesse i permessi regionali necessari, una vasta ed importante area agricola di 4430 ettari, compresa tra i comuni di San Vero, Tramatza, Solarussa, Marrubiu, San Nicolò d’Arcidano ed Arbus, verrebbe stuprata dall’attività estrattiva delle trivelle, alla ricerca del prezioso oro nero.
La regione oggetto degli interessi della società è storicamente una delle aree maggiormente vocate alla coltivazione di tutto il territorio isolano.
L’introduzione di tipologie produttive estranee al contesto ambientale ed agli interessi delle popolazioni locali, graverebbe in modo letale, sui delicati equilibri, costruitisi nell’interazione storico – culturale, tra l’uomo e l’ambiente.
La pretesa, tutta autonomistica, di garantire un progresso materiale e morale ai Sardi, slegato dalle esperienze identitarie di conoscenza comunitaria, rischia di mietere ulteriori vittime. Già nel 2010 la RAS ha concesso alla Saras l’autorizzazione ad attuare il progetto chiamato, ironia della sorte, “Eleonora”. La sessantennale esperienza della S.p.A. petrolifera in Sardegna è, nei fatti, sideralmente lontana dal garantire un modello di crescita economica dell’Isola compatibile alle sue esigenze.
iRS Aristanis propone una forma di sviluppo contestualizzato, armonico, vicino alla peculiarità ed alle prerogative delle collettività di riferimento. Attualizzare, rielaborare in formule contemporanee il sapere millenario del nostro Popolo è, nell’ottica indipendentista, la via maestra per una sua evoluzione razionale ed equilibrata.
iRS – Aristanis, 7 ottobre 2011