Vogliamo essere felici?

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Sulla base di cosa viene calcolato il benessere e quindi la felicità di un popolo?

Sono in tanti- ormai – a non pensare più che il PIL sia un elemento sufficiente per misurare tale dato , per esempio Joseph Stiglitz e Amartya Sen – entrambi premi Nobel- nel loro rapporto elaborato all’indomani del crollo della Lehman Brothers commissionatogli dalla Francia, ci parlano di come il PIL non possa più rappresentare un dato eloquente per stimare la prosperità di uno stato .

L’idea alla base è quella di  mettere di più l’accento sulla misura del benessere della popolazione che su quella della produzione economica, così al prodotto interno lordo (PIL) viene preferito il prodotto nazionale netto (Pnn), che tiene conto degli effetti della svalutazione del capitale in tutte le sue dimensioni: naturale, umana e così via.

In altre parole si vuole mettere fine alle aberrazioni di un PIL che, per esempio, aumenta in caso di catastrofe naturale grazie alle spese per la ricostruzione, mentre omette il costo della catastrofe e le conseguenze psicologiche e sociali sul popolo.  L’indipendentismo deve essere in grado di leggere questi dati e tradurli in un’azione politica nuova in cui la persona e il suo benessere  vengono messi al centro .Oggi come oggi, l’individuo è solo a combattere contro un sistema esponenzialmente più grande e potente di lui ed è qui che entra in gioco una Repubblica sarda indipendente in grado di fungere da intermediario capace e consapevole tra i bisogni del suo popolo e il resto del mondo , abbiamo tutti i dati per dimostrare che questa difesa individuale -fino ad oggi- non ce l’ha garantita né lo stato italiano né questa autonomia.

Ma parliamo di dati, lo stato Italiano , quanto investe in Sardegna sulle politiche di Welfare? Mi riferisco, quindi alle politiche riguardanti l’assistenza alle famiglie, la scuola, la sanità, i disabili. I numeri sono molto più eloquenti delle parole:

– la  percentuale di suicidi in Sardegna è di 8,9 su 100.000 , rispetto ad una media italiana di 5,6 interruzione, siamo tra i maggiori consumatori di psicofarmaci.

– Oggi essere donna in Italia di per se è uno svantaggio  , in Sardegna lo è un po’ di più , non mi riferisco solo alla mercificazione del corpo femminile, voglio concentrarmi sul problema del lavoro. Trovare un impiego se sei donna e sei in età fertile è praticamente impossibile, le donne più “pericolose” sono quelle tra i 30 e i 35 anni, durante i colloqui è più frequente che ti chiedano se vuoi avere figli rispetto all’effettiva esperienza lavorativa. I dati sulle interruzioni di  gravidanza in Sardegna sono tra  i più alti  , per questo possiamo affermare che oggi viene negato alle donne il diritto ad essere madri, i figli sono diventati un ostacolo, un problema, non la vera ricchezza di una società. Non basta, le donne  sarde sono tra le maggiori consumatrici di anticoncezionali.

– La Sardegna, escludendo il Molise, presenta il più basso tasso di natalità d’Italia, pari solo a quello della Basilicata e poco inferiore a quello di Friuli-Venezia Giulia e Piemonte. Questo rileva in gran parte del tasso di fecondità, che con 1,07 figli per donna è il più basso del territorio italiano.

– Università: negli ultimi dieci anni gli studenti fuori sede ,sono aumentati di 1974 unità, superando di poco la quota 10mila. Sono un piccolo e tenace esercito di studenti universitari sardi, che non accenna a diminuire e ingrassa le casse delle facoltà della Penisola, lasciando un vuoto sempre più grosso in quelle della Sardegna. I più propensi alla “fuga”, con una particolare predilezione per il corso di Ingegneria, seguito da Lettere ed Economia, sono quelli del Nuorese. Sono il 15,8 per cento dei residenti nel capoluogo barbaricino tra i 19 e i 25 anni.  La Sardegna vive una vero e proprio buco generazionale. I ragazzi tra i 19 e i 35 anni che vivono nell’isola sono sempre di meno. La scuola è stata massacrata secondo un disegno scientifico preciso che punta a estirpare le coscienze e la libertà delle persone, così da essere più facilmente “plasmati” e forgiati verso gli interessi del governo. I ragazzi sardi per studiare e specializzarsi devono andare fuori dalla Sardegna e i costi ricadono sulle famiglie, le borse di studio spesso non possono essere usufruite da tutti. Un esempio su tutti è il Master & Back , in questo progetto- infatti- devono essere anticipate le somme di iscrizione al master (più  vitto, alloggi e viaggi) e solo le famiglie che possono materialmente pagare , possono permettere ai figli di studiare (nel mio caso i miei genitori dovettero anticipare 7.500€ solo per il costo del corso). In sostanza , spesso anche le borse di studio sono per chi se le può permettere.

– La percentuale dei giovani in possesso del titolo di scuola media inferiore si attesta al 96,5%, inferiore rispetto alle altre regioni dello stato Italiano, la cui media dell’indicatore è pari al 98,2%; la percentuale molto elevata degli abbandoni al primo anno della scuola secondaria superiore (11,5% nel 2006) risulta fra le più alte della penisola. Il totale studenti non ammessi all’anno successivo nelle scuola secondaria di II grado  è al 22,1 %  la seconda meno virtuosa è la Sicilia con il 16,1, la migliore risulta l’Umbria con il 10,6. Con l’accorpamento delle scuole , spesso in Sardegna i bambini già dalle prime classe elementari si alzano alle 5,30 / 6 del mattino per raggiungere le scuole incentivando, di fatto, l’abbandono scolastico.

– In tutta Europa si ammalano di Sla (sclerosi amiotriofica laterale) due persone ogni centomila abitanti. In Italia l’incidenza è di sei malati nella stessa popolazione. In Sardegna il triplo (18). Nel Medio Campidano, zona che rappresenta il campione tipo, cioè cento mila residenti, la Rianimazione dell’ospedale di San Gavino ne segue sedici a domicilio, tutte persone ormai impossibilitate a respirare da sole, ma si arriva a trenta considerando chi ancora è in grado di essere autosufficiente. Sei solo a Gonnosfanadiga.
Record italiano? Sicuramente si. Europeo? Forse sì, anzi, probabilmente addirittura mondiale e la politica tace.

– Sclerosi multipla:  l’Isola e’ il territorio dello stato italiano piu’ colpito dal fenomeno, con 150 casi per 100 mila abitanti, ossia 2500 persone ammalate.  -spiega Maria Giovanna Marrosu, Direttrice del Centro Sclerosi Multipla dell’ Universita’ di Cagliari- I sardi mostrano un aspetto genetico che e’ differente rispetto a quello degli altri europei. Questo significa che una parte dei geni ci predispone a questo tipo di malattie, tra cui vi e’ anche il diabete”. Troppo spesso però conviene alle casse delle case farmaceutiche avere sempre più malati e allontanare possibili soluzioni, è il sistema da cui siamo schiacciati che ci porta ad avere sempre più bisogno di farmaci che ci rendono dipendenti e non a risolvere i problemi. Essere sani non comporta costi, non consumi, non produci, non spendi, insomma, non servi.  Cosa fa lo stato per aiutare i malati? Molto poco visto che in Sardegna ci sono solo 2 centri per i malati di sclerosi, uno a Sassari e uno a Cagliari, oggi dobbiamo ringraziare le associazioni di volontariato senza le quali centinaia di famiglie sarebbero abbandonate a loro stesse.

– Assistenza agli anziani: Nella cultura sarda i nonni conservano la memoria storica della famiglia , adesso sono un peso e un costo che si va ad aggiungere a quello di famiglie già in crisi. Quando i nonni sono malati la situazione si aggrava . Un fenomeno in continuo aumento è costituito dai malati di Alzheimer. Oltre alla risposta sanitaria, il principale problema è il sostegno alla famiglia che, nella maggior parte dei casi, sopporta in solitudine il carico assistenziale e garantisce continuità di cure ai malati. La famiglia si trova a convivere con i malati, ad accudirli ed assisterli 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, affrontando disagi continui, costi onerosi, perdita di giornate lavorative e di tempo libero, con il conseguente isolamento dal contesto sociale ed il deterioramento della qualità di vita di tutti i componenti il nucleo familiare e troppo spesso sono letteralmente abbandonati dalla istituzioni.

– Avrei potuto portare molti altri dati legati alla progressiva ma costante distruzione e all’ inquinamento del nostro territorio , il dramma di Equitalia che letteralmente stritola e inginocchia la nostra economia, le basi militari, il prezzo del latte per i pastori, insomma, in questo momento la Sardegna è formata in gran parte , da persone infelici. Lo stato italiano ci deve 10 miliardi di euro, una maggiore sovranità, una maggiore coscienza , un impegno più forte di una classe politica non più tesa ad aspirare ad uno scanno alla camera o al senato a Roma ma che si spende veramente per il benessere delle persone che rappresenta, potrebbe davvero cambiare le sorti di un popolo che in questo modo non può che continuare ad essere infelice.

Sovranità, coscienza, indipendenza, questi sono gli elementi che oggi possono concorrere a darci maggiore benessere – e quindi- ad essere più felici.

Claudia Aru – iRS Esecutivo Nazionale

Discorso Festa Manna 2011

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