Com’è noto iRS, Indipendentzia Repubrica de Sardigna, ha deciso di aderire alla “Consulta dei movimenti” nata dopo la partecipata assemblea del 24 Gennaio 2012 a Tramatza.
Per iniziare a comprendere da vicino i profondi disagi che la società odierna sta attraversando, è necessario praticare un approccio fortemente votato all’ascolto e perciò in stretta relazione con coloro che in questi problemi si trovano immersi da tanto tempo.
La partecipazione alle attività della Consulta fa parte di un percorso che da sempre ha visto il nostro movimento vicino alle categorie che maggiormente hanno sofferto gli effetti della crisi, tanto che le questioni e i temi emersi in questi ultimi mesi sono da tempo in cima alla nostra agenda politica:
da sempre auspichiamo uno sforzo serio che favorisca una crescita verso il raggiungimento di una più ampia sovranità alimentare;
da anni denunciamo il pesante gap sul prezzo dell’energia che pesa sui costi alla produzione delle aziende sarde, rendendone difficile l’inserimento non solo nei mercati internazionali ma persino in quello interno;
così come sono pubblicamente note le azioni attraverso cui cerchiamo di destare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione dei costi dei carburanti, con i prezzi alla pompa tra i più elevati in Europa (nonostante sul nostro territorio operi la Saras, la più grande azienda produttrice italiana, con tutte le esternalità negative che questa presenza comporta per l’ambiente);
da sempre iRS è stato in prima linea nel blocco delle aste giudiziarie e i tentativi di sfratto, cui immediatamente hanno fatto seguito le azioni di denuncia rispetto all’attività vessatoria di Equitalia.
Ora è naturale che rispetto all’approccio con cui occorre affrontare i nodi politici e strutturali che abbiamo descritto, sarebbe auspicabile che tutti i sardi prendessero coscienza che difficilmente lo stato italiano si attiverà a favore della Sardegna. Non l’ha mai fatto da centinaia di anni, ci si chiede perché dovrebbe farlo proprio ora che si trova sull’orlo di un collasso economico generale.
Crediamo dunque che la legittima e civile protesta debba in futuro seguire sempre meno un atteggiamento di tipo rivendicante per trovare invece gli spazi di una sempre più ampia progettualità, collettiva e sopratutto condivisa.
Ora è il momento in cui devono essere i sardi a poter pensare in quale Sardegna si vuole vivere e poter decidere del proprio sviluppo in piena autodeterminazione, ponendo fine alle logiche assistenziali dello stato italiano che impediscono l’assunzione di responsabilità per le scelte politiche che ci riguardano. Per altro, lo stato italiano non è mai stato un interlocutore attento rispetto alle istanze del Popolo Sardo, anche quando questo ha portato le proprie manifestazioni e richieste fuori dall’isola.
Prendiamo atto dunque che attualmente in Sardegna è in corso un fermento trasversale che riguarda ampi strati della società e che si distingue per la compostezza e i metodi non violenti con cui è portato avanti, metodi composti ma non per questo privi di risolutezza e determinazione.
Da più parti, nelle assemblee spontanee nate in questi giorni, emerge una forte richiesta di unità d’intenti, presupposto indispensabile questo per individuare nuove strade da percorrere.
Siamo sempre più consapevoli che l’elaborazione teorica di programmi e proposte politiche non può prescindere dalla capacità, che tutti noi dobbiamo avere, di intessere sempre più relazioni, di ascoltare i problemi dell’altro e condividerne i disagi, di partecipare insieme alla costruzione di progetti che non siano il risultato di proposte eterodirette ma siano invece l’esito di un percorso collettivo ampiamente partecipato.
La costruzione della Repubblica Sarda indipendente è prima di tutto questo: la possibilità di porre e mantenere insieme le tante differenze che ci appartengono, in modo che tutti possano contribuire ad uno scopo comune: il benessere della Sardegna e dei suoi abitanti.
iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna