Il Sulcis. Nuova frontiera globale

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I minatori del Sulcis hanno il diritto e il dovere di proteggere in tutti i modi il loro posto di lavoro. Su questo non ci piove. In ogni caso, suddetto drammatico contesto impone a tutti noi una riflessione più ampia e profonda  che valica i confini geografici della vicenda. In questo momento il Sulcis può essere definito come parte integrante di una frontiera globale frammentata, ma che si ricompone drammaticamente nella messa  in scena del conflitto tra diritti di cittadinanza e funzionamento dell’economia globale.

Questo duello, oltre a provocare la polverizzazione dei diritti dei lavoratori e dei sistemi di welfare, ha predisposto il logoramento funzionale della ragion d’essere della politica. In che modo? Spostando il momento decisionale lontano dalle istituzioni rappresentative democraticamente elette. Siano esse i parlamenti nazionali o i consigli comunali. Il potere sovrano di indirizzo politico (definibile come esecutivo) si è spostato sia verso centri decisionali sovrannazionali dalla dubbia genesi democratica, sia verso le reti planetarie dell’economia finanziaria come le agenzie di rating.

Per questo, nel caso degli operai del Sulcis, è indispensabile porsi almeno due interrogativi. Quale sarebbe l’istituzione che dovrebbe agire come loro punto di riferimento in questo momento così delicato? Forse una RAS priva di ogni potere utile ad influenzare e governare una tale problematica? Oggi come oggi l’a globalizzazione è innanzitutto composta dalle seguente funzioni: ristrutturazioni delle risorse umane, riallocamenti delle centrali produttive, capitale finanziario mobile. Tutto su scala globale.

Gli individui sono in balia di questi poteri distanti e tecnici, che sempre più determinano l’evolversi delle loro vite lavorative e non solo. La questione Sulcis è intinta di questo scenario. Per questo la lotta dei minatori impone due ulteriori considerazioni: 1) possono le bonifiche essere una via d’uscita verso la creazione di un nuovo modello di sviluppo vicino al territorio e alternativo, almeno in parte, a quello basato sull’industria pesante? 2) In che modo le istituzioni sarde vogliono rapportarsi con l’economia globale e con quali poteri? Nessuno possiede la bacchetta magica per trovare le giuste soluzioni.

Tuttavia di due cose possiamo essere ragionevolmente certi: a) sotto le miniere del Sulcis sono state seppellite le culture politiche prodotte dall’Autonomia; b) la lotta dei minatori non riguarda solo loro ma in massima parte il destino sociale, economico e politico del popolo sardo, ovvero chi deciderà e dove del nostro futuro.

Nello Cardenia – Dal blog di Nello Cardenia

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