Sardinian Rapsody

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Premessa n.1: sono un appassionato di ciclismo dai tempi di Miguel Indurain.

C’è una vecchia strada piuttosto trafficata che collega Castelsardo e Valledoria. Gli appassionati di archeologia la conosceranno perché passa proprio a pochi metri dal glorioso “Nuraghe Paddaggju”, anzi a dirla tutta molto probabilmente parte del villaggio e dell’antemurale del monumento furono distrutti proprio per fare spazio alla strada, ma questa è comunque un’altra storia.

Qualche anno fa la strada fu miracolosamente asfaltata dopo decenni di incurie e di buchi enormi. L’evento fu talmente straordinario che la gente finì col chiedersi il perché di questo solerte intervento. Poi si scoprì che da lì a pochi giorni su quella stessa strada che in tanti, a loro rischio e pericolo, percorrevano quotidianamente, sarebbe passato il Giro d’Italia. Improvvisamente tutto fu più chiaro, le ruote di un centinaio di ciclisti professionisti valevano molto di più degli ammortizzatori (e dell’incolumità…) di migliaia di automobilisti castellanesi, codaruinesi, sardi e europei! In fin dei conti non si può mica rischiare di fare una figuraccia a “livello nazionale” mostrando strade indecenti, e così come per miracolo i soldi che prima non c’erano spuntano fuori dal nulla. Ovviamente sopra l’asfalto fresco non fu aggiunta la segnaletica orizzontale, tanto ai campioni del ciclismo non sarebbe servita.

Premessa n.2: sono un appassionato di basket dai tempi di Magic Johnson, e da qualche anno abbonato alla Dinamo.

A Sassari esiste una società che ha più di 50 anni e gioca al Palazzetto da decenni; la Dinamo può contare su un pubblico molto “caloroso” che è cresciuto in maniera esponenziale nelle ultime memorabili stagioni. L’ambiente viene spesso definito con aggettivi quali “caldo” o “bollente”, un “catino” che per gli avversari diventa spesso “un girone dantesco” dal quale difficilmente riescono ad uscire vincitori. Tutto ciò è dovuto principalmente all’atteggiamento “focoso” dei sostenitori, ma c’è anche un altro particolare da tenere in considerazione: manca l’impianto di condizionamento.

La vittoria del campionato di Legadue, i play off dell’anno scorso bissati quest’anno e conditi con un quarto posto che entrerà nella storia, non sono stati motivi sufficiente per convincere gli amministratori locali a trovare i fondi necessari ad installare i benedetti apparecchi. I soldi e le motivazioni valide sono però, ancora una volta magicamente, apparsi recentemente in vista della visita della nazionale italiana di basket. Il 15 agosto la “premierè” dei nuovi condizionatori avviene davanti a una memorabile folla che sfiorava le 500 unità, più o meno gli stessi numeri di un semplice allenamento della Dinamo.

Ora cosa accomuna questi due episodi all’apparenza di poco conto? Si nasconde qualcosa dietro un nuovo manto d’asfalto o dei semplici condizionatori da palasport? A prima vista no, ma a ben vedere l’atteggiamento è lo stesso del servo che nasconde la polvere sotto il divano prima dell’arrivo del padrone, o che spinse a ricostruire un nuraghe in fretta e furia in occasione di una delle visite di Mussolini, con risultati tragicomici. Si può essere talmente asserviti  da intervenire solo per fare bella figura agli occhi dei visitatori “italiani” di turno? Semplice smania di apparire migliori di quello che si è in realtà, o un più preoccupante sentimento di inferiorità che colpisce la nostra classe dirigente?

Nel frattempo aspettiamo fiduciosi una visita di qualche savoia per vedere la Sassari-Olbia con 4 corsie.

Marco Lepori

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