Fondo Sovrano: speciale veicolo di investimento pubblico controllato direttamente da un dato governo, che viene utilizzato per investire in strumenti finanziari e altre attività i surplus fiscali o le riserve di valuta estera detenute di un dato paese. Grazie alla missione in Qatar di Ugo Cappellacci, da qualche giorno questa parola è piombata come un asteroide nel discorso pubblico isolano.
Difatti la Sardegna è entrata nel mirino del fondo sovrano dello stato del Golfo Persico destinando, per un miliardo di euro di finanziamento, le zone di Razza di Juncu (Olbia) e Liscia Ruia (Arzachena) come siti in cui realizzare strutture alberghiere pari a 400 o 550mila metri cubi di cemento e parchi a vocazione turistico-ambientale. Ugo Cappellacci, durante la conferenza stampa tenuta stamane insieme ai sindaci di Arzachena e di Olbia per illustrare i risultati della missione arabica, ha affermato che “il nuovo sistema turistico inizia dai parchi, da quelli che diventeranno i Costa Smeralda Parks e che saranno una sintesi emozionale tra paesaggio, cultura e identità: un luogo in cui sviluppare relazioni armoniche tra l’ecosistema, le aree di insediamento umano, la rete biologica e gli spazi ricreativi“.
L’emiro del Qatar Al Thani, proprietario del fondo, si impegnerà inoltre a sovvenzionare la messa in opera dell’ospedale San Raffaele di Olbia. I fondi sovrani sono costantemente usati come dispositivo di penetrazione commerciale e politica da parte degli stati che li posseggono, come Cina ed Arabia Saudita. Questo fenomeno sta ora travolgendo anche l’Isola. Attirare investimenti è un utile sistema per produrre opportunità di sviluppo.
L’incognita semmai sta nel comprendere quali siano:
a) le reali ricadute economiche sul territorio;
b) quali sono i parametri che l’investimento deve rispettare per essere approvato;
c) determinare se l’impianto normativo, valoriale e culturale ospitante è coerente col processo di implementazione dell’allocamento delle risorse.
Storicamente in Sardegna progetti simili sono quasi sempre falliti; o per lo meno hanno trasferito solo limitate frammenti di ricchezza laddove sono stati impiantati (con forti danni ambientali). Esempi classici sono il Piano di Rinascita e la Saras. In questo caso sappiamo che le eventuali ricadute economiche precipiteranno sulla Gallura, e non su tutta l’Isola come si tende a dire per giustificare globalmente l’operazione. Ma in che termini? Quanti e quali posti di lavoro saranno realizzati per i residenti?
La Gallura rischia di divenire una specie di enclave del Golfo Persico in Sardegna: mettendo a repentaglio l’esistenza di superfici di inestimabile valore ambientale come Razza di Juncu e Liscia Ruia. Siffatto piano di sviluppo è politicamente e giuridicamente inammissibile in quanto il PPR attualmente operante respingerebbe la costruzione in queste aree. Per cui logica vuole che dovremmo modificare una norma per autorizzare un tale investimento, quando invece dovrebbe essere il contrario.
Un Fondo Sovrano non investe, acquisisce beni. E quando acquista diventa proprietario del suddetto bene. Dubito che l’emiro AL Thani abbia a cuore le sorti dell’Isola. Il problema di conseguenza è politico. Risulta del tutto evidente che in una congiuntura complicata come questa, un miliardo di euro di investimento può essere decodificato come la manna dal cielo. Queste dinamiche rappresentano l’altra faccia della Grande Crisi, ovvero la crescita economica viene stimolata da grandi strumenti finanziari come i fondi sovrani.
L’opinione pubblica può essere facilmente incline a percepire in modo positivo questo sviluppo. Ma bisogna aver chiaro che il fondo sovrano del Qatar è lo stato del Qatar, perciò si tratterebbe di un investimento statale eseguito in Sardegna, con tutte le ricadute geopolitiche del caso. Qui non si tratta di acquistare una squadra di calcio o finanziare un ospedale, qui si tratta di delegare a uno soggetto terzo (il Qatar) il compito di sviluppare una data regione geografica.
Ma non sarebbe più logico portare fino in fondo la battaglia sulle entrate e reperire investimenti attraverso la modulazione della fiscalità? Tutto ciò nel tentativo di plasmare uno sviluppo partendo dalle nostre risorse, per poi capire come e con chi creare sinergie economiche. Compreso il caso di investimenti esteri e sovrani supportati però da chiari criteri di ricezione. Non vorrei ritrovarmi in una Sardegna in cui è impossibile costruire una moschea mentre vendiamo la Gallura ad un emiro. E’ questo quello che ci aspetta? Allahu Akbar.
Nello Cardenia – dal blog di Nello Cardenia