Mercoledì 7 novembre si svolgerà a Cagliari un importante evento: L’assemblea Generale del Popolo Sardo indetta dalla Consulta Rivoluzionaria.
In via Roma, davanti al palazzo del Consiglio Regionale, si ritroveranno migliaia di cittadini delusi dall’ inconcludenza di una classe politica che non ha saputo dare soluzioni concrete alle drammatiche problematiche di cui la Sardegna è afflitta.
Tutte le analisi economiche indicano che stiamo attraversando una crisi senza precedenti, e dalle proporzioni mai viste nella nostra isola dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi.
Un aspetto preoccupante di questo scenario è la palese incapacità della Regione Autonoma di soluzionare delle policy utili per far ripartire l’economia. Questo “blocco” deriva non solo dalla difficile congiuntura economica, ma anche da una storica mancanza di poteri di autogoverno, o meglio di sovranità, grazie ai quali avere una maggiore elasticità e spazio nel definire il quadro delle scelte da compiere.
L’Autonomia non basta più. Il sistema politico e giuridico che l’ha retta negli ultimi sessantanni è franato sotto i colpi della globalizzazione e della crisi. La Sardegna ha quindi bisogno di una profonda riforma del suo quadro normativo, ovvero dotarsi di nuovi poteri di governo grazie ai quali confrontarsi sia con la globalizzazione sia con le problematicità che la grande contrazione ha sollevato dal 2008 ad oggi. In gioco c’è il diritto allo sviluppo del popolo sardo.
I comuni sono da sempre i luoghi istituzionali più prossimi ai cittadini. Per tanto sono un termometro sociale determinante a cui fare riferimento per capire umori e istanze della popolazione. In questo momento sono i sindaci dei nostri comuni ad avere il quadro reale della drammatica situazione che stiamo attraversando.
In questo momento storico i sindaci assumono un ruolo fondamentale che deve emergere con chiarezza e determinazione. Dobbiamo prenderci la responsabilità di fornire esempi concreti in materia di politiche di governo, partendo dai nostri territori e dalle loro reali esigenze. Questo con un obiettivo molto preciso: iniziare un percorso dal basso che possa ridare alla Sardegna nuovi poteri di sovranità con cui poter attuare politiche di sviluppo basate sulle nostre risorse e che integrino la Sardegna nel mercato internazionale. Senza più aspettare la benevolenza, mai arrivata, dei governi di Roma.
Fiscalità, energia, trasporti, agroalimentare e scuola sono tutti settori in cui le istituzioni sarde devono esercitare piena sovranità. Sono questi i settori su cui basare le riforme di cui ho fatto un breve cenno in precedenza.
Un luogo in cui è possibile iniziare a percorrere questa difficile strada, insieme a tutte le categorie produttive e sociali della Sardegna, è la Consulta Rivoluzionaria. In questo consesso è possibile iniziare a parlare dei problemi reali e delle possibili soluzioni. E’ tempo di prendersi le proprie responsabilità per essere artefici del cambiamento a cui la Sardegna deve puntare se non vuole che il suo sistema produttivo e sociale sparisca.
L’assemblea del 7 novembre sarà “rivoluzionaria” in quanto avrà la forza di smuovere le coscienze, coinvolgere le persone per renderle nuovamente partecipi della vita pubblica.
Estendo l’invito a tutti i sindaci a partecipare all’assemblea, questa volta senza la fascia tricolore che è il simbolo di uno stato che ha portato la Sardegna in condizioni di sottosviluppo che esso stesso ha certificato in diversi documenti ufficiali.
Ognuno di noi è rappresentante di un comune della Nazione sarda. La rete dei nostri comuni rappresenta il più grande patrimonio dell’Isola e affonda le sue radici lontano nei secoli. Ripartiamo da qui per costruire una Sardegna libera e sovrana sul Mar Mediterraneo.
Mario Satta
Sindigu di Pèrfugas