In un recente articolo Massimo Dadea ha sottolineato l’esigenza della nascita di un partito della sinistra sarda. La sua riflessione era strettamente collegata alle ultime complicate vicende emerse in casa PD. Dentro e fuori la Sardegna. Dadea così immagina il nuovo soggetto politico: “aperto al cambiamento e all’innovazione, capace di interpretare i bisogni di autodeterminazione e di autogoverno del popolo sardo. Un nuovo soggetto politico in grado di coagulare la galassia dei partiti e dei movimenti sovranisti e indipendentisti, e tutta quella sinistra oggi frantumata, scoraggiata, delusa, che aspetta solo di potersi impegnare in un progetto di profondo rinnovamento della realtà politica, culturale, sociale, economica ed istituzionale, della nostra isola“.
Dentro questo quadro bisogna però sciogliere un nodo preliminare, ovvero quello dell’indipendenza della Sardegna. Oltre ad appartenere alla sinistra, questo nuovo soggetto potrebbe essere anche un partito il cui obiettivo politico è quello di guidare l’Isola verso l’indipendenza, pur parlando un linguaggio di sinistra? Il tipo di narrazione politica che si sceglie è decisivo. Infatti possono esistere indipendentismi progressisti, conservatori o di centro, ma è sulla parola indipendenza che si gioca il futuro di questa forza politica: il concetto di sovranità potrebbe essere il cuore intorno al quale costruire questo soggetto. Una Sardegna sovrana significa dotare l’isola di tutti gli strumenti per operare due funzioni:
1) reale ed effettivo autogoverno in materia fiscale, energetica, istruzione, infrastrutture e patrimonio conoscitivo;
2) guidare il popolo sardo verso il referendum sull’indipendenza come è successo in Scozia e Catalunya.
Resta il classico tema di quale sinistra essere. Il recente riferimento culturale – in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica italiana – ad una personalità politica quale quella di Rodotà è positivo, perchè incanala il progetto verso una sinistra moderna e attenta ai diritti dei lavoratori, all’ambiente e ai beni comuni.
La Sardegna ha bisogno di riformare la propria struttura politico-costituzionale. Per raggiungere questo obiettivo l’isola necessita di un governo che sia capace di oltrepassare l’autonomia, spingendo la Sardegna verso una compiuta sovranità, intesa come base giuridica di un fattivo autogoverno. In questo scenario è probabile che si crei una frattura culturale e politica nella sinistra sarda: da una parte i conservatori incollati ad un’autonomia figlia del millennio scorso e dall’altra i progressisti che invece aspirano al suo superamento. Non sono certo un mistero le profonde avversioni verso i temi dell’autonomia e dell’indipendenza che hanno sempre attraversato le classi dirigenti della sinistra in Sardegna.
L’ultimo punto riguarda il perchè della nascita di un Partito della Sinistra Sarda. Il motivo non deve essere legato al dare una casa comune a chi oggi non ce l’ha perchè è entrato in crisi il sistema politico. La motivazione che spingerebbe alla nascita di una tale forza sarebbe da ritrovare dentro un semplice parametro: i diritti del popolo sardo e i diritti della Sardegna in quanto Nazione.
Nello Cardenia