Confessatelo, quanti di voi fino a ieri avevano sentito parlare delle Montblanc? Io non avevo la più pallida idea di cosa fossero. Anzi, siccome telegiornali e siti di informazione lo davano per scontato, ho dovuto fare una veloce ricerca per informarmi meglio. E dopo aver scoperto di cosa si parlava sono sceso di corsa in cantina a cercare una vecchia scatola polverosa in cui, ormai anni fa, avevo conservato un regalo che mi fu fatto per la laurea. Niente illusioni, la penna regalatami da mia zia non era una Montblanc, anzi a dirla tutta non funziona manco più. Pazienza, d’altronde né io né mia zia siamo d’origine nobile e quindi certi oggetti a la page non solo non ce li possiamo permettere, non li conosciamo proprio. Nonostante questa grave mancanza siamo riusciti a campare lo stesso in maniera dignitosa.
L’on. Diana invece no, almeno stando alle notizie pubblicate sull’inchiesta in corso, moriva dalla voglia di possedere queste magnifiche penne, ma per sua sfortuna questi oggetti costano e non poco, per cui se li è fatti regalare dai suoi concittadini.
L’on. Sanjust invece qualcosa lo tradisce già dal nome, lui nobile lo è per davvero, ultimo rampollo di una potentissima famiglia d’origine catalana arrivata da noi già nel 1330 e da allora mai più sloggiata. Con l’arrivo dei Savoia i Sanjust saltano allegramente sul carro dei vincitori (anche se è bene ricordarlo non ci fu alcuna battaglia) e subito si mettono a disposizione dei nuovi padroni piemontesi. L’importante è che le cose non cambino, l’importante è conservare il proprio status di privilegiati, il proprio enorme potere. E ai giorni nostri, in cui in alcuni casi la nobiltà di per se non basta, cosa incarna meglio il potere se non la politica? Il rampollo dunque, dopo qualche anno di gavetta in Forza Italia, viene eletto in Consiglio Regionale nel 2004 e riconfermato nelle successive consultazioni. Nel 2009 l’on. Sanjust si sposa, riesce miracolosamente ad ottenere e a far riaprire la camminata coperta del Bastione di Saint-Remy a Cagliari per la cerimonia, e paga il conto (banchetto compreso) con due assegni di 25.000 € giustificati con una fattura a nome del gruppo del Pdl. Si tratterebbe di peculato, cioè in breve, soldi pubblici, ottenuti in questo caso dal suo partito, utilizzati per spesucce private.
Ma come, sei nobile, sei già ricco di famiglia e in più in quanto consigliere ti becchi pure uno stipendio sontuoso, molto probabilmente tua moglie sarà ricca almeno quanto te, e le tue nozze le dobbiamo pagare noi?
Di tutta questa vicenda ciò che lascia davvero interdetti è come sia possibile che nel 2013, dopo tutti gli scandali successi in questi ultimi 20 anni, dopo tutte le chiacchiere sull’anti-politica, sui comportamenti poco etici e sulla necessità impellente di rinnovamento della classe politica sarda, possano esserci ancora situazioni come queste? E non e’ che dall’altra parte di questa sempre più fittizia barricata le cose vadano meglio; perché i presunti nipotini di Berlinguer, quelli che la questione morale la mettono sempre al primo posto, solo a parole però, hanno attualmente tutti i loro vertici isolani sotto inchiesta sempre con l’accusa di peculato. Che differenza c’è allora tra centrodestra e centrosinistra sardi? Nessuna, infatti Diana di Sardegna è già domani ex Pdl, indagato e arrestato ieri, e Porcu Pd, neo-indagato, confabulano candidamente insieme nei corridoi del palazzo, manco fossero vecchi compari. Come usciranno da questa situazione?
Il potere ha diverse facce, una di queste è l’assoluta certezza di farla franca in ogni situazione, di essere al di sopra delle leggi proprio come lo erano i nobili un tempo, la spregiudicatezza nel sapere di essere in torto e nonostante ciò perseverare nell’errore. Tra pochi mesi ci saranno le elezioni natzionali di Sardegna, al momento del voto ricordatevi delle Montblanc, ricordatevi di chi vi ha pagato il pranzo di nozze!
Marco Lepori