iRS indipendentzia Repubrica de Sardigna ha sempre parlato di popoli, di uomini e di donne, senza distinguerli secondo le loro preferenze di culto, religiose e sessuali o, per meglio dire, affettive. Ha sempre parlato di diritto alla felicità e alla dignità, come prerequisito indispensabile, come linea guida per la repubblica indipendente che desidera realizzare. Il concetto esteso di diritto alla felicità, diritto imprescindibile di ogni essere umano, abbraccia e ingloba il diritto all’amore e alla dignità di cui ogni variante di amore è portatrice. Per dieci anni le donne e gli uomini di iRS hanno costantemente sostenuto le lotte degli ultimi. Hanno partecipato intellettualmente e fisicamente a molte occasioni organizzate dalla comunità GLBTQ. Hanno condannato e dichiarato guerra all’omofobia, fosse essa subdola o manifesta. Non etichettare gli individui secondo il proprio orientamento sessuale o di genere è una scelta spontanea e naturale, finalizzata non a rigettare, a reprimere, a delegittimare le differenze: è, al contrario, una vera e propria dimostrazione del modo in cui concepiamo l’essere umano, che non può essere semplicisticamente ridotto ad una delle tante categorie a cui appartiene.
Questo perché l’identità dell’individuo è qualcosa di più complesso del suo ruolo sociale e lavorativo, della sua appartenenza di genere o del suo orientamento sessuale. Pensare che si possa parlare del Diritto degli omosessuali come se questi fossero qualcosa di altro e diverso dall’individuo nella sua interezza, come se questi non lavorassero, non fossero soggetti come tutti alle malattie, alla fame, al fallimento della propria azienda, alla morte dei propri orti e dei propri animali, al furto della dignità, è prima di tutto un’ingiustizia intellettuale. E non perché siamo convinti di essere tutti uguali, ma perché crediamo nelle differenze (che è un concetto lungi dalla diversità, dall’anomalia, dall’anormalità) e nella ricchezza culturale, sociale e, più semplicemente, umana di cui queste sono espressione.
Il fatto che in tempo di campagna elettorale non si sia sbandierato il netto sostegno a favore delle unioni civili è dovuto alla semplice ragione che, da parte di iRS, tale sostegno non è mai mancato, anche nei periodi lontani dai clamori elettorali. Strumentalizzare con modalità “ad orologeria” è molto semplice; lo è molto meno esporsi ogni giorno per lotte spesso impopolari e alquanto scomode.
La nostra concezione di omoaffettività è molto lontana dalla segregazione etero- ed auto-diretta, è per questo che non usiamo abitualmente come slogan la nostra appartenenza ad una “microcomunità” sia essa espressione della categoria “omosessuale/omoaffettivo/queergender” o della categoria “eterosessuale/eteroaffettivo”.
Noi di iRS abbiamo avuto un’intuizione di libertà. Se qualcuno, davanti ad un microfono, avesse chiesto ad un rappresentante del nostro movimento cosa pensasse dei “matrimoni gay” avrebbe ricevuto senz’altro una risposta coerente con la nostra idea di diritto alla felicità.
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