Lo “Sblocca Italia” assomiglia molto ad un “Blocca Sardegna”

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Il Decreto Legge “Sblocca Italia” approvato dal Governo Renzi il 29 agosto avrà, forse, il merito di far ripartire l’economia italiana, ma di sicuro non quella sarda. Per l’Isola verranno finanziati il completamento della statale 291 (a condizione che l’opera sia cantierabile entro il 31 agosto 2015) e la messa in sicurezza dei principali svincoli della 131 (a condizione che l’opera sia cantierabile entro il 30 giugno 2015). Un po’ poco visto che si tratta di infrastrutture la cui mancata realizzazione si è datata ormai di qualche decennio. Infatti pur essendo opere pubbliche di vitale importanza per la Sardegna, come del resto la Sassari-Olbia, non sono mai state portate a termine perché, a prescindere dal colore politico del Governo italiano, la mobilità dell’Isola non è mai stata un asset strategico su cui l’Italia ha avuto un reale interesse ad investire.

Lo “Sblocca Italia” definisce l’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi come “attività di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”, ovvero apre la strada alla deregolamentazione della caccia a gas e petrolio, mettendo nelle mani del Ministero dell’Ambiente l’iter dei procedimenti di valutazione ambientale, mentre regioni ed enti locali avrebbero un mero ruolo consultivo. Tale scenario apre la strada alla “trivellazione facile”, espropriando la Sardegna e le comunità locali del diritto di decidere su quale modello di sviluppo energetico puntare per il futuro. Per tale ragione è assolutamente necessario che la Regione si doti di un Piano Energetico Sardo che blocchi qualsiasi forma di speculazione in materia e che definisca in maniera precisa quale sia il modello di sviluppo su cui puntare per l’approvvigionamento energetico dell’Isola. Lo “Sblocca Italia” quindi non fa altro che semplificare le procedure con cui sarà possibile effettuare delle ricerche su una fonte energetica non strategica per la Sardegna come lo sono gli idrocarburi; all’orizzonte sembra profilarsi la trivellazione di oltre centomila ettari per cercare energia nel sottosuolo.

A chi servirebbe questa nuova energia? Allo sviluppo economico della Sardegna? Alle sue imprese? Ad abbassare i costi dell’elettricità? La Sardegna produce 2200 Mw di potenza a fronte di un fabbisogno di 1730Mw. La potenza fornita da impianti eolici è di 463 Mw ed il totale delle pale installate nei principali impianti in funzione è di 389. Senza contare che nel 2014 ci sono state 502 richieste di connessione. Risulta evidente come una regolamentazione basata sulle esigenze civili e produttive dell’Isola risulti non più rinviabile. La sovranità energetica deve essere esercitata dal Governo sardo e non può essere frutto di scelte lontane e completamente slegate dalla realtà sarda.

E’ tempo di smetterla con le scelte calate dall’alto. In Sardegna sono nati decine di comitati a difesa del territorio. Per quanto riguarda il tema delle trivellazioni tutti ricorderano quanto successo ad Arbore, dove la comunità locale si è opposta ai progetti della Saras.

iRS pertanto si mobiliterà sia insieme alle comunità locali sia a livello istituzionale per impedire che il territorio sardo venga sottoposto ad ulteriori speculazioni. Lo “Sblocca Italia” assomiglia molto ad un “Blocca Sardegna”.

iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna

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