Chimica verde al posto delle bonifiche? No grazie! Risanamento subito!

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Dopo cinque anni di indagini, la Procura della Repubblica di Sassari, nel luglio 2009, aveva chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone, i rappresentanti legali, un manager e il direttore dello stabilimento della Ineos.

Secondo il pubblico ministero Michele Incani è stato riversato per anni nelle acque del golfo dell’Asinara un fiume di composti chimici e metalli pericolosi quali cadmio, mercurio, cromo, cia-nuri, benzene e una lunga serie di altre sostanze cancerogene.

Nell’atto conclusivo della inchiesta, il pubblico ministero aveva scritto agli allora indagati, ma a titolo di colpa, il disastro ambientale e l’avvelenamento di acque e sostanze alimentari. Colpa che sarebbe invece diventata dolo, quindi scelta consapevole, nella formulazione finale delle imputazioni.

Da qui la contestazione del reato di avvelenamento di sostanze alimentari, di competenza della corte d’assise.

L’inchiesta della Procura era partita dopo il blitz degli indipendentisti di iRS.

L’incursione degli indipendentisti, nel 2003, aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione di disastro ambientale nella quale versava la collina di Minciaredda, vicino a Porto Torres.

Le attiviste e gli attivisti di iRS continuano nell’impegno a favore di una rapida e definitiva soluzione dei gravi problemi politici, sociali e ambientali riguardanti l’area industriale di Porto Torres.

Continua l’opera di sensibilizzazione dei cittadini e continua la battaglia nonviolenta iniziata nel 2003.

È giunto il momento di ribadire con chiarezza la nostra totale indisponibilità a continuare a lavorare e vivere su montagne di rifiuti, all’interno di industrie insicure: mostri che pesano sul nostro territorio con tutto il loro carico ambientale, sanitario e sociale.

La situazione è chiara: si debbono trovare soluzioni per riconvertire globalmente le attività fornendo ai lavoratori la possibilità di un nuovo impiego pulito, dignitoso e produttivo per il benessere di tutta la comunità.

La chimica verde non rappresenta un cambiamento di rotta rispetto al modello industriale e di sviluppo fino ad ora messo in opera per il territorio del nord ovest Sardegna. Sono troppe le incognite che gravano sulla fattibilità e sulle ricadute ambientali di tale progetto.

L’investimento nel settore della chimica verde sarebbe di € 1.200 milioni dentro i quali sono compresi i € 530 milioni destinati alla bonifica del sito industriale di Porto Torres. Le risorse da allocare nelle opere di bonifica, le quali ammontano a € 1.500 milioni, sono un atto dovuto per il livello di inquinamento creato dall’ Eni e non possono essere diluite come un capitolo di spesa del progetto riguardante la chimica verde.

Per questo è necessario vigilare su due aspetti:

– L’Eni deve bonificare il territorio inquinato in quanto sua responsabilità diretta
– Fare chiarezza sulla chimica verde in relazione alle sue ricadute ambientali e in relazione alla sostenibilità economica e sociale di un tale modello di crescita.

Noi vigileremo affinché questi soldi vengano stanziati e vengano utilizzati realmente per le bonifiche di quel territorio, pretendiamo che i lavori di bonifica vadano ad incidere, previa formazione, sulla crisi occupazionale di Porto Torres, occupando le imprese ed i lavoratori e nella più trasparente gestione di queste risorse.

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