Esiste una questione musicale che noi attivisti di iRS conosciamo bene in quanto abbiamo sostenuto e ascoltato per anni le ragioni dei musicisti sardi essendo stati noi stessi promotori ed organizzatori di innumerevoli iniziative a sostegno delle band sarde.
Esiste una questione musicisti; una questione organizzazione concerti, e quindi una questione siae.
In ogni società i musicisti sono gli interpreti dell’anima delle persone, della società e i loro traghettatori nell’invisibile della musica. Siamo anche convinti che la musica può e deve essere considerata un bene di prima necessità. Sarebbe una cosa giusta considerarla tale poichè è a tutti gli effetti una forma di nutrimento, anche se immateriale, che ha effetti diretti nella quotidianità di ogni cittadino.
La condizione dei musicisti in Italia e di conseguenza in Sardegna è però quella di non essere una categoria sociale riconosciuta, non essere una categoria di lavoratori, naturalmente non avere una rappresentanza sindacale, figurarsi se dispongono di un sistema previdenziale vero.. praticamente i musicisti, di fatto, non esistono o sono considerati degli hobbysti.
Le leggi regionali che si occupano di sostenere i musicisti “organizzati”, si strutturano in forma di contributi a: bande musicali, cori polifonici, orchestre stabili, scuole civiche di musica e a non meglio identificati gruppi strumentali di musica sarda, a preventivo e a consuntivo, identificando di fatto e per legge il profilo del musicista inquadrabile e meritevole di essere sostenuto dalle istituzioni con l’orchestrale o con il gruppo folk o l’insegnante.
Ma si tratta di un profilo incompleto. Come tutti sappiamo, i musicisti non lavorano solo nelle orchestre, compresi gli stessi orchestrali. La stragrande maggioranza suona nelle band o in autoproduzioni di vario genere, in nessun modo inquadrate,che sono il corpo motore di un sistema di lavoro nero pressochè totale. Questo comporta una enorme perdita di risorse, laddove invece dovrebbe nascere il fulcro di un sistema professionale industriale e virtuoso di produzione culturale.
Le nostre istituzioni non riconoscono in alcun modo la professionalità, nè l’esistenza di muscisti e di band che di fatto lavorano da professionisti, dedicando la propria vita a studiare la tecnica e le forme di comunicazione delle loro idee musicali, creandole, producendole e vendendole nelle più svariate occasioni concertistiche, festose, di piazza, da locale notturno ecc, e contribuendo in maniera decisiva sull’innesco di un fruttuoso giro d’affari e sull’indotto delle maestranze tecniche.
Solo quando si tratta di tassazione lo Stato pare accorgersi che i musicisti esistano. Infatti, tra 20% di iva, 20% di irpef e 32,7% di un enpals, il lavoratore della musica costa al suo datore di lavoro più dell’80% più del suo cachet.
Questo perchè non esiste in Sardegna, nè tantomeno in Italia, la volontà politica di dare dignità di lavoro e prospettiva industriale al sistema della creazione musicale, della sua produzione e della sua commercializzazione, nè per i prodotti fonografici nè per i live.
Noi cominciamo col dare valore al processo di creazione proponendo :
1. L’istituzione di un albo professionale dei musicisti professionisti sardi e delle band.
2. L’istituzione di una legge che preveda dei luoghi di lavoro, sale prova diffuse sul territorio e convenzionate con la Regione Sardegna, in cui i musicisti e le band che dimostrino di averne diritto e su preciso e completo progetto da finanziare , si rechino a lavorare, con obbligo di firma, per quattro ore al giorno, per creare le proprie opere.
3. L’istituzione di una music commission che permetta di attrarre produzioni interessate a investire su un progetto musicale originale e che sostenga la produzione e l’autoproduzione made in sardinia che produca ricaduta economica sul territorio.
La questione dell’organizzazione dei concerti e la questione siae sono fortemente correlate
Costituire una siae sarda in linea con le normative europee e in libera concorrenza con le altre 24 nel mondo, ci appare come l’unica e la più veloce strada per superare l’elefantiaca e antidiluviana (per tacere delle enormi falle di legalità che consente) Siae italiana.
Basandoci sullo status quo e dunque partendo dalla rilevazione delle attuali criticità ed ingiustizie del sistema Siae-Italia esponiamo alcuni punti programmatici sulla base dei quali rifondare in Sardegna il sistema del diritto d’autore cercando di mantenere e ritrovare l’impostazione iniziale della siae prima che deviasse dal ruolo di associazione fondata sulla sinergia tra autori ed editori e sulla tutela dei loro diritti. Come? Andando ad intervenire sulla tassazione che blocca il sistema dell’organizzazione degli spettacoli e sul sistema previdenziale dei musicisti, con l’auspicio che si sviluppi intorno a tali problematiche una discussione che metta al centro le specificità dello spettacolo nel territorio sardo e l’elaborazione di uno statuto possibile per un Ente Pubblico Sardo degli Autori ed Editori (EPSAE) a base associativa.
Criticità principali cui porre rimedio:
1. Abolizione art. 180 del diritto d’autore (esclusività della SIAE nell’attività di intermediario, comunque attuata, sotto forma diretta o indiretta di intervento, mediazione, mandato, rappresentanza, cessione per l’esercizio dei diritti di rappresentazione, esecuzione, recitazione, radio diffusione, comunicazione al pubblico via satellite, riproduzione meccanica e cinematografica). Che la Siae si occupi della riscossione dei proventi derivanti dal diritto d’autore in un regime monopolista di fatto è una palese violazione alle norme europee sulla concorrenza, in particolare artt. 86 e 90 del Trattato CE recepito dall’art. 9 l.287/90.
2. Abolizione del deposito cauzionale pari al rapporto: prezzo del biglietto/capienza del luogo dove si svolge l’evento.
3. Abolizione della norma sul limite del 5% dei biglietti omaggio
(il superamento di tale limite prevede il conteggio a prezzo pieno dei biglietti omaggio eccedenti il 5% della capienza)
4. Abolizione del prelievo del 5% sulle sponsorizzazioni private sia di eventi di spettacolo che di intrattenimento
5. Abolizione del 5% sul finanziamento di manifestazioni organizzate da un terzo intermediario che operi per l’ente pubblico organizzatore il quale non lucri sulla manifestazione.
6. Abolizione bollini siae e quindi abolizione dell’art. 181 bis legge 633/1941 come anche il DPCM 23 febbraio 2009,n.31 (GU n.80 del 6 aprile 2009) e sua retroattività, che li reintruduce a dispetto delle norme europee. (11 mln di euro l’anno).
7. Abolizione della tassa sui supporti vergini
8. Abolizione del principio di distribuzione dei diritti “a campione” e introduzione di un sistema on line trasparente delle entrate siae e della loro ridistribuzione.
9. Riforma dei criteri di ridistribuzione delle entrate siae
10. Adeguamento della quota associativa di iscrizione (220 euro di iscrizione + 91,50 annui) e della quota annuale alle omologhe europee:
PRS, in Gran Bretagna (costo: 10 sterline),
SACEM in Francia (119 euro),
SGAE in Spagna (15 euro)
11. Adeguamento della regolamentazione per le piattaforme digitali alle direttive europee e dunque accantonamento della proposta di legge Barbareschi.
12. Integrazione tra le regole creative commons e siae tradizionale con l’introduzione della diversificazione dei profili di tutela:
– Attribution (by) permette che altri copino, distribuiscano, mostrino ed eseguano copie dell’opera e dei lavori derivati da questa a patto che vengano mantenute le indicazioni di chi è l’autore dell’opera.
– NonCommercial (nc) permette che altri copino, distribuiscano, mostrino ed eseguano copie dell’opera e dei lavori derivati da questa solo per scopi non commerciali.
– No Derivative Works (nd) permette che altri copino, distribuiscano, mostrino ed eseguano soltanto copie identiche dell’opera.
– Share Alike (sa) permette che altri distribuiscano lavori derivati dall’opera solo con una licenza identica a quella concessa con l’opera originale.
La combinazione di queste quattro regole ha permesso poi l’utilizzo nel nostro sistema di sei tipi di licenze Creative Commons:
– CC-BY
– CC-BY-NC
– CC-BY-ND
– CC-BY-SA
– CC-BY-NC-ND
– CC-BY-NC-SA
13. Introduzione del concetto di “pubblico rilevante” nella regolamentazione della diffusione musicale in esercizi commerciali privati. (direttive europee n. 1992/100 e n. 2001/29). Vale a dire acquisizione del concetto che chi entra in un negozio di scarpe che trasmetta musica dalla radio o dal computer, non sta entrando per ascoltare musica. Per cui si può immaginare abolizione completa delle prerogative di IMAIE e SCF o una minima tassazione forfettaria dell’esercente a titolo di contributo annuo.
14. Abolizione del limite minimo di 120 giornate contributive annuali per ottenere il diritto alla pensione. La pensione, come già avviene nella maggior parte degli altri paesi europei, deve essere proporzionale alla somme versate all’Enpals, e indipendente dal numero di giornate contributive.
15. Abolizione dell’obbligo delle trattenute Enpals. Ogni artista deve poter scegliere liberamente se affidarsi all’Enpals o ad altri Enti privati per la gestione della propria pensione. Chi rinuncia ai servizi previdenziali dell’Enpals deve ricevere l’immediato rimborso delle quote versate in precedenza.
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