Latte in polvere. No alla Ue delle lobby alimentari

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Le tonnellate di pecorino romano e fiore sardo esportate nel 2014 sono state 16.800, con un incremento rispetto al 2013 del 19%. In #Sardegna, secondo una elaborazione di Confindustria su dati Istat, il valore dell’export legato ai formaggi e derivati è pari a 112 milioni di euro. Un domani il mercato dei formaggi di qualità potrebbe essere minacciato da un atto della Commissione europea se, per la loro produzione, venisse previsto anche l’utilizzo del latte in polvere così come per altri prodotti caseari.

Questa prassi avrebbe un impatto negativo sulle produzioni Dop sarde che da sempre sono leader in termini di qualità dell’offerta. Un rischio che la Sardegna non può correre. Per tutte queste ragioni è essenziale mantenere alta l’allerta su questo tema che coinvolge un comparto trainante dell’export isolano.

L’Unione europea non è nata per compromettere le buone pratiche nelle produzioni agroalimentari o per imporre degli accorgimenti che non sostengono la tracciabilità dei prodotti, la qualità ambientale e le specificità delle produzioni locali.

Una Europa in mano alle lobby alimentari e alle multinazionali della grande distribuzione non collima di certo con quanto professato dalle stesse istituzioni comunitarie in materia di sviluppo sostenibile, come per esempio la strategia #Europa2020.

iRS auspica che l’utilizzo del latte in polvere non venga ampliato anche per le produzioni Dop. In caso contrario è evidente che una tale imposizione non potrà che essere disattesa, in quanto deleteria di un intero complesso produttivo che vede un trend di sviluppo costante

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