Blindare porti e aeroporti della Sardegna per le vacanze pasquali non è un atto di “chiusura egoista” ma è un atto di responsabilità in quanto le postazioni ATS presenti agli sbarchi si trovano a dover fronteggiare una situazione totalmente ingestibile.
Troppi passeggeri all’arrivo si rifiutano di fare i tamponi, altri tentano biecamente di sfuggire ai controlli senza nemmeno lasciare i propri dati.
Come riporta il quotidiano La Nuova Sardegna: “Al porto di Olbia una coppia di stranieri sbarcata in camper, per quali motivi di necessità non è dato sapere, dopo aver fatto il test nell’hub della stazione marittima, ha ricevuto la comunicazione di positività quando erano lontani da Olbia 100 chilometri. Stessa cosa è accaduta a un’altra coppia che ha saputo di essere risultata positiva al tampone quando era già seduta in un bar del centro”.
Essere coscienti di questo e nonostante tutto decidere di mettere a repentaglio la salute pubblica dei Sardi e tutti coloro che vivono tutto l’anno in Sardegna rischiando peraltro di compromettere la stagione estiva, come sta facendo il Presidente Solinas, è un atto criminale.
Se i controlli non sono efficaci come comprovato al porto di Olbia perché non dire la verità? Perché non ammettere con rammarico che la Regione Sardegna non è in grado, a livello sanitario, di gestire l’ondata di arrivi per le vacanze Pasquali e quindi per tutelare la salute pubblica si potrà entrare solo per comprovate esigenze di lavoro, di salute o di necessità.
Nel frattempo la Regione, figlia di questa esperienza, dovrebbe iniziare comunque a rafforzare i controlli anche in previsione della stagione estiva dove non ci possiamo permettere di chiudere gli arrivi ma soprattutto di avere controlli inefficaci.
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