Non siamo qui per chiedere la chiusura del polo industriale di Sarroch, siamo qui per la difesa della salute di chi lavora dentro e di chi vive fuori.
Tutti sappiamo che da 45 anni la ricaduta ambientale della SARAS investe oltre il paese, altri contesti limitrofi come Villa S. Pietro, Capoterra, Pula, Cagliari e tutto il golfo.
Da soli dieci anni però si vigila ufficialmente sulla sua sostenibilità. Oggi siamo sommersi da dati catastrofici, non possiamo più permettere che un posto di lavoro equivalga alla morte: Sarroch un mese fa ha sepolto un ragazzo di trent’anni portato via da un tumore in soli due mesi ed altri sei sono malati. E’ del 6 Luglio di quest’anno l’ultimo pesante allarme diffuso dai giornali e dalle centraline provinciali, quattro più una mobile, mentre le altre dieci sono private: a causa del malfunzionamento della caldaia Craking il paese è stato invaso per due giorni da un denso fumo nero e la gente si è rinchiusa nelle case.
Questo accade di frequente, dai dati della Provincia risulta che nel 2005 per 126 giorni le emissioni di anidride solforosa hanno superato i limiti di “inquinamento a norma di legge” e già nel ’96 venivano fatte le prime indagini sugli eccessi di leucemia. Ma come si interviene? Cosa sappiamo del monossido di carbonio, idrocarburi, benzene, ozono, nanoparticelle nell’aria? Chi stabilisce le soglie del superamento, quali provvedimenti sono stati effettuati negli anni da sindaci, prefetti ,sindacati e Regione sarda? Ad ogni richiesta di un tavolo di trattative, l’industria risponde con la minaccia di licenziamenti o dismissione totale.
Normalmente vengono assunti lavoratori precari per impieghi pericolosi e dannosi per la salute, anche per due mesi o per due giorni, senza certezze, senza tutele, con l’unica sicurezza che se dovesse capitare qualcosa (basterebbe un braccio rotto, figuriamoci un tumore), verrebbe a mancare il contratto successivo. Non si può difendere un posto di lavoro a tutti i costi, anche a costo della vita personale e altrui.
Ora a Novembre arriveranno altri dati di uno studio epidemiologico sul territorio, ma chiaro parlano quelli espressi due anni fa dallo studio Regionale dell’ESA, un rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree minerarie,militari e industriali: siamo sempre all’interno dello stesso inferno che tragicamente continua a partorire nei sardi una brutale assenza di coscienza civile. Siamo nelle mani della stessa servitù mentale che ci mette gli uni contro gli altri per il “beneficio a termine” di pochi di noi, impotenti davanti ai mostri che ci ammalano, ci inquinano, ci portano via l’acqua. Non possono correlare le nostre morti con le presenze industriali, noi siamo sempre certificati defunti per arresto cardiaco! Ma a Marghera, a Bagnoli le cose sono cambiate, e qui? La SARAS produce un forte PIL e noi gli abbiamo regalato 80 miliardi per comprarsi Ronaldo, forti della nostra produzione di benzina e gas: ITA ABARRADA IN DOMU NOSTRA? Ancora palle di catrame nelle spiagge?
Le popolazioni coinvolte chiedono presidi sanitari con assistenza gratuita, una clinica pediatrica, screening periodici sulla salute, pubblici dati in tempo reale, pubbliche centraline, piani di evacuazione, scuole industriali, diminuzione dell’inquinamento ambientale, acustico e visivo, alternative per l’eventuale riqualificazione, o per l’eventuale dismissione o riconversione: non dimentichiamoci che il petrolio crea guerre e che tra pochi decenni sarà esaurito, sarà la sua assenza a obbligarci alla trasformazione, ma intanto traballu limpiu traballu sanu.
Una cosa sicura sappiamo oggi, che le centraline più attendibili siamo noi e siamo tutti artefici di ciò che lasceremo ai nostri figli.
Traballu lìmpiu, traballu sanu!
Lavoro pulito, lavoro sano!
_
_
Isgàrrica s’artìculu: 2007-10-21 – iRS a Sarroch, Traballu lìmpiu, traballu sanu!
_