Abbanoa? AbbaLìbera! Sardi uniti nell’autoriduzione. Documenti, iniziative e rassegna stampa

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09 giugno 2008

“Non una goccia d’acqua al mare se prima non abbia fecondato la terra”, era lo slogan degli anni ’50, quando in Sardegna si dava avvio alla razionalizzazione dell’assetto idrico. Nessuno si accorgeva di come si andavano a modificare pian piano i rapporti tra le istituzioni e i cittadini.

Ciò che di visibile oggi resta, sono le bollette di Abbanoa, sono 57 dighe di cui 4 in costruzione, 2 non invasabili, 32 collaudate di cui 7 a invaso ridotto o nullo, 19 in corso di collaudo. Di visibile resta un paesaggio malamente alterato nella morfologia e nella mentalità, soprattutto quella di gruppi di potere e clientele che della sacralità dell’acqua hanno perso coscienza per farne libero arbitrio sulle nostre spalle. In questi anni iRS indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, ha più volte denunciato le gravi connessioni tra politica e affari in tema di risorse idriche in Sardegna.

iRS si è attivamente pronunciata con l’occupazione del Teatro Lirico di Cagliari nel 2006 mentre si festeggiavano i 60 anni dell’E.A.F., Ente Autonomo del Flumendosa (ente strumentale della Regione) il quale, per uscire dai limiti territoriali definiti per statuto dentro il Campidano di Cagliari, si trasformava in E.R.I.S. per estendere le competenze territoriali in tutta l’isola e due mesi dopo in EN.A.S. per ingiustificate ambizioni di prestigio ancora, con la classe politica sarda votante all’unanimità: tutti collusi!

Oggi la Regione mantiene le concessioni dell’acqua, che viene gestita dall’EN.A.S. per venderla alla fallimentare Abbanoa S.p.A. che compra e mantiene la bocca chiusa visto che nelle finanziarie trova agevolazioni per 20milioni di euro nel 2007 e nel 2008 si vedrà, e intanto l’Autorità d’Ambito controlla. Ma i conti non quadrano: l’Autorità d’Ambito con il suo consorzio di Comuni e Provincie, incorpora tutta la Sardegna e doveva nascere secondo l’italiana Legge Galli (’94) attraverso lo studio dei territori da parte delle Provincie. La Regione Sardegna però, col fatto che bisognava fare in fretta per non perdere i finanziamenti europei, come si evince da un’interrogazione del consigliere Gavino Sale in Provincia a Sassari, ha estromesso le Provincie stesse.

Il piano era preordinato. In questa storia l’Europa non c’entra, è stato stabilito solo che ogni paese nelle questioni acqua deve vigilare perché non sia inquinata, stabilendo che chi inquina, paga. Per il resto ci sono nazioni europee dove l’acqua resta pubblica e le famiglie non conoscono il caro bolletta come da noi.

Ma i conti non quadrano: l’Autorità d’Ambito si mantiene con le quote dei Comuni e con le tariffe e impone il gestore unico Abbanoa di cui paradossalmente il Presidente è anche Direttore dell’Assessorato ai Lavori Pubblici. Per legge l’Assessorato dovrebbe intervenire ripristinando la legalità in caso di inadempienze dell’Autorità d’Ambito verso il gestore Abbanoa. In pratica dovrebbe monitorare se stesso. È un po’ come la deriva dei Continenti: fino alla collisione! È recente l’intervento dell’Authority dei lavori pubblici che ha aperto un’indagine su 64 Autorità d’Ambito in tutta Italia: nel mirino c’è anche l’Ato della Sardegna e Abbanoa, perché ci sarebbe una sovrapposizione tra controllore e controllato. La gestione dell’acqua nella nostra terra è un fatto di illegalità, tuttavia i responsabili mantengono un basso profilo, ad alcuni bollette insostenibili ad altri normali, così pensano che a lungo andare ci abitueremo a queste trappole istituzionali e a questi soprusi. E poi da noi i decreti legislativi modificano continuamente il quadro normativo di riferimento, ecco quindi comparire la facoltà per i paesi delle comunità montane sino a 1000 abitanti di mantenersi la gestione dell’acqua: in 137 potrebbero autogestirsi (legge152), “previo consenso dell’Autorità D’Ambito”!!!! Una valanga d’ipocrisie. Intanto è sotto gli occhi di tutti lo squilibrio a nostro carico: il 90% del costo del servizio idrico ricade sul popolo sardo, il 10% sui proprietari delle seconde case non residenti che però utilizzano il 50% del servizio, questo è impostato per quattro milioni di abitanti considerate le presenze estive, ma le strutture devono essere mantenute efficienti tutto l’anno.

Sono circa 1800 i lavoratori che a diverso titolo operano nel settore idrico, chiedono assorbimento e un salario dignitoso, ma questo di mantenere il lamento delle classi deboli è un arte dei padroni del sistema per continuare nel gioco perverso che più si “scassa” più c’è da speculare!. Intanto come sentinelle le bollette da pagare stanno lì a ricordarci che i conti non tornano. Ora i cittadini si difendono come possono con l’autoriduzione per sopraggiunte difficoltà economiche, iRS è con loro fino alla disobbedienza civile, perché l’acqua è monopolio naturale, un bene comune, un consumo obbligatorio insostituibile, la fonte di vita, un diritto umano universale e proprietà di nessuno perché non è una merce.

Sono presenti in questa conferenza stampa come primo coordinamento, il Presidente del Comitato popolare di Sedini Bustianu Mureu, con 250 ricevute di autoriduzione su 400 utenze, la Presidente del Comitato Popolare di Ulassai Linda Puddu, l’ex sindaco del Comune commissariato di Fluminimaggiore Mauro Carta, il Presidente di Acqua Gravità Pier Luigi Floris, Tore Ventroni del Sindacadu de sa Nazione Sarda responsabile di Abba Libera, la docente Dolores Lai e il suo caso di autoriduzione a Cagliari, Gavino Sale e Bettina Pitzurra.

iRS qui propone le misure da adottare per il ripristino della trasparenza nella gestione dell’acqua in Sardegna:

1) abolizione dell’Agenzia regionale per l’acqua, dell’En.a.s., dell’Autorità d’Ambito e di Abbanoa e creazione di un Ministero dell’acqua a sé stante, con reggenza super-partes fuori dai partiti, in carica per dieci anni con elezione popolare e verifica popolare ogni due anni;

2) il Ministero dell’acqua dovrebbe dare indirizzi e non gestire il bene vitale;

3) la gestione verrebbe restituita ai Comuni con assemblee a gestione volontaria diretta dell’acqua perché hanno le fonti, consorziati con altri Comuni fin dove l’intelligenza del risparmio sta nella caduta a forza gravitazionale;

4) il Ministero dovrebbe controllare gli sprechi d’acqua perenni esercitati dalle derivazioni idroelettriche: il Gennargentu perde in mare 100 milioni di mc l’anno e a Tortolì solo da oggi? hanno l’acqua potabile nei rubinetti;

5) l’acqua misurata senza tariffe per uso domestico, un tributo equo per le strutture di distribuzione e la loro manutenzione a carico della fiscalità generale controllata;

6) ripresa dell’acquedotto metropolitano di Donori, baricentro di distribuzione per Cagliari e hinterland dove risiede metà della popolazione sarda;

7) riapertura delle fonti pubbliche;

8) introduzione del biologo come responsabile della gestione sull’uso delle acque;

9) gestione comunale dell’acqua per i grandi impianti turistici;

10) Tributo vitale alto per piscine, industrie civili e militari, campi da golf e villaggi vacanze;

11) stabilizzazione dei lavoratori dell’acqua per il coinvolgimento totale nella manutenzione. È ora che i Sardi prendano una posizione coraggiosa per il ripristino soprattutto della dignità e il recupero di una lunga storia di rispetto verso ciò che è senza fine, Fonte della Vita originaria: l’ACQUA.

Cagliari, lunedì 26 maggio 2008
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Isgàrrica s’artìculu: 2008-06-09 – Abbanoa, AbbaLìbera! Sardi uniti nell’autoriduzione
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RASSEGNA STAMPA

IL GIORNALE DI SARDEGNA | di Alessandra LOCHE | 10/06/2008

BOLLETTE ABBANOA E TAGLI FAI DA TE
iRS ALL’ATTACCO CON L’AUTORIDUZIONE

Dai piccoli paesi fino alle città: una contro-cartella con la tariffa decisa dall’utente

Tagli “fai da te” per il costo dell’acqua: i sardi iniziano ad autoridursi la bolletta. Una rivoluzione che parte dai paesi più piccoli, come Sedini dove ben 250 persone – su 400 utenze – hanno deciso di pagare meno. Una protesta, lanciata da Irs e dal primo coordinamento di Abba Libera, che chiedono «l’abolizione dell’Agenzia regionale per l’acqua, dell’Enas, dell’Autorità d’ambito e di Abbanoa. E la creazione di un Ministero dell’acqua a sè stante».

LA BOLLETTA REALE finisce quindi in un cassetto, al suo posto, si compila il bollettino con un importo inferiore a quanto dovuto. Come a Sedini, dove «all’incirca le persone avrebbero dovuto pagare sui 50 euro – ha spiegato Bustianu Mureu, presidente del comitato popolare della città – e invece i 250 aderenti all’iniziativa hanno pagato 10euro». Perché per pagare si paga, solo non quanto richiesto dalla società che gestisce il servizio idrico. Il versamento dipende dalle proprie possibilità. Come ha indicato Gavino Sale: «Arriva la bolletta, si mette da parte e se ne compila un’altra. Con la causale “Autoriduzione per sopraggiunte difficoltà economiche”. Che dimostra che le persone vogliono pagare, ma proprio non possono». Quindi, si autorateizzano quanto dovrebbero versare. Almeno per quelli che sono i pagamenti “forfettari”. Quando arriveranno quelli reali, basati sul consumo, il gruppo Abba libera potrebbe dar vita a nuove iniziative. Per «il ripristino della trasparenza nella gestione dell’acqua in Sardegna».

DAI PRIMI PAESI, in cui il passa parola è certamente più rapido e facile, l’iniziativa è arrivata fino in città. Dove «una docente – ha ricordato Bettina Pitzurra – ha saputo quello che stiamo facendo e ci ha contattati per autoridursi la bolletta. Lievitata a dismisura perché non pagata subito a causa dell’apertura di un contenzioso». Pitzurra, portavoce di Abba libera, ha quindi ripercorso gli ultimi cinquant’anni di storia dell’acqua in Sardegna. Fino ad arrivare «a queste bollette assurde. Infatti noi siamo appesi alla legge Galli la cui applicazione unica, nell’isola, è già fallimentare. Adesso però c’è una prima reazione da parte dei sardi, soprattutto nelle piccole comunità dove si trovano le fonti». La portavoce del primo comitato di Abba libera ha quindi precisato che «fino al 2006 le servitù militari non pagavano per l’acqua. Mentre tre ora loro pagano 0.30 centesimi al metro cubo, noi invece 1.50. E non si può dimenticare che il 90% del costo del servizio idrico ricade sul popolo sardo, mentre solo il 10% sui proprietari, non residenti, delle seconde case. Che però utilizzano ben il 50% del servizio».

LA PROTESTA degli abitanti, in alcuni paesi, si è riversata contro i consiglieri comunali che hanno approvato l’ingresso in Abbanoa. Come a Ulassai, o a Sedini dove «c’è stata una rivolta in paese – ha evidenziato Bustianu Mureu – Il costo dell’acqua è passato da 40-60 centesimi a 1.20-1.40. Il paese si è mosso con una raccolta firme per il ritiro della delibera con cui il Consiglio ha deciso di entrare in Abbanoa». Ma la battaglia dei piccoli paesi si sta iniziando a espandere nei centri vicini. Un tam tam che, in poco tempo, potrebbe allargarsi a tutta l’isola. E la speranza di Irs e di Abba libera è questa: che i sardi aderiscano all’iniziativa. «La gestione dell’acqua nella nostra terra è un fatto di illegalità », si legge infatti nel comunicato, che prosegue: «Ora i cittadini si difendono come possono con l’autoriduzione, Irs è con loro fino alla disobbedienza civile, perché l’acqua è monopolio naturale, un bene comune, un consumo obbligatorio non sostituibile, e proprietà di nessuno perchè non è una merce.

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LA NUOVA SARDEGNA | 10/06/2008

“I CITTADINI SI AUTORIDUCANO LE BOLLETTE SALATE DI ABBANOA”

CAGLIARI. Rivolta per le bollette dell’acqua. Non la solita protesta con lettere alla spa e ai giornali. L’esperimento è già stato testato a Sedini: al bollettino di Abbanoa molti utenti hanno risposto con un controbollettino autoridotto. Dieci euro anzichè i 40-50 richiesti. Con la formula: «Pagamento impossibile per sopraggiunte difficoltà economiche». L’idea è stata lanciata dagli indipendentisti dell’Irs, il movimento di Gavino Sale (nella foto), nel corso di una conferenza stampa. «Tutto legale – ha detto la portavoce Medina Pitzurra – è il nostro modo di combattere un aumento delle tariffe che, dati dei decenni scorsi alla mano, si fa sempre più pesante». Un’operazione possibile, secondo l’Irs, perchè le bollette che stanno arrivando nelle case degli utenti in queste settimane sono quelle «forfettarie». «Quando arriveranno le altre bollette, quelle dei conguagli – hanno assicurato i responsabili del neonato comitato Abba Libera – troveremo qualche altra strategia».

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ANSA.IT | 09/06/2008

ACQUA: iRS, AUTORIDUZIONE BOLLETTE COMITATO ‘ABBA LIBERA’

Rivolta per le bollette dell’acqua. Ma non la solita protesta con lettere alla Spa e ai giornali. L’esperimento e’ gia’ stato testato a Sedini: al bollettino di Abbanoa molti utenti hanno risposto con un controbollettino autoridotto. Dieci euro anziche’ i 40-50 richiesti. Con la formula: ”pagamento impossibile per sopraggiunte difficolta’ economiche”. L’idea e’ stata lanciata questa mattina dagli indipendentisti dell’Irs nel corso di una conferenza stampa nella sede di via Nuoro a Cagliari. ”Tutto legale – ha detto la portavoce del movimento Bettina Pitzurra – e’ il nostro modo di combattere un aumento delle tariffe che, dati dei decenni scorsi alla mano, si fa sempre piu’ pesante”. Un’operazione possibile, secondo l’Irs perche’ le bollette che stanno arrivando nelle case degli utenti in queste settimane sono quelle ”forfettarie”.

”Quando arriveranno le altre bollette, quelle dei conguagli – hanno assicurato i responsabili del neonato comitato Abba Libera – troveremo qualche altra strategia”. Secondo i dati diffusi dal movimento diverse decine di utenti avrebbero gia’ applicato l’autoriduzione. L’intenzione e’ quella di estendere la protesta agli altri centri della Sardegna. Sino ad arrivare a Cagliari. ”Ma abbiamo avuto contatti anche nel capoluogo – ha detto uno dei rappresentanti del comitato, Bustianu Mereu – il passaparola si sta diffondendo molto rapidamente”. Una rivolta non solo legata al carovita, ma anche politica. L’Irs, come diversi centri dell’Isola, è contrario a un unico gestore dell’acqua e chiede un ritorno alla gestione locale delle risorse idriche.

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