iRS assiste, con grande attenzione, al dibattito interno all’Italia, sui decreti di natura finanziaria emanati dal ministro Gelmini, che interessano, oltre che l’Università italiana, anche i tre ordini scolastici primario e secondario della scuola del paese di Dante Alighieri.
Anche in questo caso iRS non può fare a meno di notare con preoccupazione, che le strumentalizzazioni della destra e della sinistra italiane, fanno la parte del leone nel dibattito politico e mediatico della nazione sarda.
iRS è convinta che la scuola, in ogni paese del mondo, non possa essere ritenuta “sic et simpliciter”, un luogo di trasmissione tecnica di nozioni, ma è invece l’ambiente privilegiato nel quale un popolo tramanda sé stesso.
La scuola italiana presente in Sardegna, tramanda principi, valori e conoscenze, propri della nazione italiana ed estranei alla nazione sarda, frustra la preparazione e la passione dei singoli docenti relegandoli al ruolo di meri esecutori di progetti didattici ed educativi elaborati oltre Tirreno, produce titoli non spendibili sul mercato del lavoro e forma dei giovani che non conoscono la propria lingua, le proprie tradizione e le competenze necessarie per concorrere nel mercato globale dell’occupazione.
I tagli di natura finanziaria di cui si parla attualmente nel decreto italiano n. 133, avranno in Sardegna l’effetto di creare delle scuole-polo, con la conseguente sparizione delle istituzioni scolastiche nei centri piccoli e di media grandezza, di creare classi numerosissime fino a un massimo di 40 alunni, con una perdita significativa dell’incisività dell’azione didattica e dell’insegnamento personalizzato.
La classe dirigente unionista e autonomista non è stata nemmeno in grado di rivendicare uno strumento obsoleto e dannoso come l’autonomia, per utilizzarla per fare da sé un progetto di riforma e razionalizzazione delle istituzioni scolastiche in Sardegna.
L’episodio al liceo classico di Cagliari “Dettori” che vedrà impegnati, il 3 Novembre, ufficiali del corpo dei carabinieri e dell’aeronautica italiani, a spiegare le mirabilie della Brigata Sassari e dei sardi, utilizzati come carne da macello dall’Italia durante la Grande Guerra per una causa a loro estranea, è la punta di diamante del processo di snazionalizzazione dell’identità sarda affidato alla scuola italiana, che oggi mette in cattedra per questo progetto addirittura i militari.
iRS ritiene che al di là delle legittime rivendicazioni contingenti degli operatori e degli utenti del settore (insegnanti, personale ATA, studenti, famiglie), il dibattito sul decreto finanziario della Gelmini sia totalmente estraneo alle esigenze attuali della nazione sarda.
iRS ripropone con forza il proprio progetto di scuola nazionale sarda che offra l’insegnamento della lingua, della storia, della cultura e delle tradizioni del proprio popolo, che abolisca le divisioni “italico-gentiliane” del sapere proposte dalla scuola italiana e che offra indirizzi e percorsi didattici ed educativi finalizzati a fornire un contatto stretto tra formazione e inserimento professionale, sin dalla scuola secondaria di primo grado, sviluppando così fin dall’età pre adolescienziale le capacità e le inclinazioni personali dell’individuo.
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Isgàrrica s’artìculu: 2008-10-29 – L’istruzione e la scuola italiana in Sardegna
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